mercoledì 22 dicembre 2010
Violenza politica
Nei giorni delle manifestazioni, delle ennesime manifestazioni, sugli scudi salgono coloro che condannano i terribili "violenti ed assassini". Eppure io vado milioni di studenti, precari, terremotati in subbuglio. I dati economici della nazione sono terribili e dopo la legge 30 che ha portato in Italia il termine precario c'è questa legge universitaria che porta in atto il definitivo tentativo di trasformare l'Italia in una nazione divisa in classi. Il precario che come dice Sallusti oggi 22 dicembre 2010: "è il futuro, bisogna arrendersi e rendersi conto che il posto fisso non esisterà più e che il precariato è il futuro". Questo precariato non è flessibilità ma è la condanna a vedere sacrificati i propri diritti e vede i lavoratori vivere con la terribile speranza di vedere il proprio contratto rinnovato ogni volta. Questo è il futuro che una parte politica vuole consegnare ad una parte precisa della nazione. Bisogna essere forti e manifestare con i dati dei danni economici di questo governo in mano e della voglia di salvaguardare il futuro dei giovani e dell'Italia.
Vincenzo D'Onofrio
mercoledì 27 ottobre 2010
Lo straniero, il condannato e il povero martire aggredito
In questo report non possiamo non iniziare da un tema che abbiamo a cuore: l'immigrazione. Dati di questi giorni annunciano che gli immigrati regolari nel nostro paese sono quasi cinque milioni ma di grande interesse sono i dati economici. L'apporto degli stranieri al nostro pil è enorme: 11.1%. Il 10% degli occupati in Italia non sono italiani e inoltre l'INPS vede arrivare nelle proprie casse 7 miliardi di euro. Ben 1 miliardo di questi è regalato al fisco perchè è un surplus ai servizi relegati agli immigrati che versano tale cifra. Gli irregolari non superano la soglia dei 700 mila individui a differenza della "percezione" causata dai media a loro ostili. Rimangono, infatti, un buon capo espiatorio per quella parte politica in continua ricerca di scuse al proprio insucesso economico e politico. L'immigrazione, dal punto di vista anagrafico ed economico, è una benedizione per questa nazione. I motivi dei tanti problemi sono da ricercare altrove. Ps troverete italiani, statene certi.
Tareq Aziz condannato a morte. questa è la sentenza della corte suprema irachena. Partendo dal pressuposto che tutti siamo consapevoli di quanto fosse sanguinario il regime di cui faceva parte, esponiamo, comunque, il nostro dissenso. Le ragioni sono tante: innanzitutto l'intimo odio e orrore che chi vi scrive ha della pena di morte. Ciò vale per i dittatori e per i singoli individui. Inoltre Aziz era sicuramente il volto moderato dell'Iraq di Saddam Hussein. questa sentenza non fa altro che confermare quel senso di vendetta e non di giustizia che i nuovi dirigenti iracheni sembrano dare al proprio paese. Nessuno perdonerà Hussein ma come dimenticare l'atteggiamento del giudice che niente aveva di "terzo" e poi l'oscena e vergognosa esecuzione dove nell'ultimo istante di vita del dittatore si sono viste scene di dileggio e di imprecazione. L'idea è che ad un regime disumano sia succeduto un altro non certo democratico e civile. Forse questo ha le amicizie giuste e la mano larga con i pozzi di petrolio all'interno dei propri confini. Chissà
Ultimo punto: l'aggressione a Capezzone. Io sono sempre stato molto acceso nelle critiche a questo indegno personaggio. Critico, però, il vile gesto di questo sconosciuto svanito tra le tenebre della notte come uno spirito cattivo nel sempre poco frequentato centro romano inseguito dagli sguardi impietriti dei parlamentari del pdl. sia chiaro però, non critico il gesto per Capezzone a cui vanno i miei auguri per una pronta guarigione sicuro che non abbia subito troppi danni vista la già grave situazione. Critico il gesto perchè va a creare un senso di "martirio" per questi personaggi (vedi "l'attentato" al direttore di libero) che meriterebbero solo tanta indifferenza o, al massimo, di essere aggrediti dal peso delle idee che il loro schiavismo intellettuale non può reggere. Detto questo rinnovo i miei auguri
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martedì 19 ottobre 2010
Notizie antigue e case....tante case
Vi diamo qualche notizia che non ascolterete nei tg nazionali o magari ne accenneranno solamente o addirittura ribalteranno l senso della notizia:
- Un romano degno rappresentante della maleducazione dilagante nella capitale. Uccide con un pugno una donna rumena. I carabinieri che vanno a prenderlo a casa per tradurlo in carcere vengono offesi e oltraggiati da una folla che alla vista del novello boxeur romano esplode in applausi e urla di incoraggiamento. Se le nazionalità dei protagonisti fossero state invertite avremmo avuto Gasparri e la Santanchè in prime time a reti unificate a gridare: "Gli immigrati sono criminali, Italia agli Italiani, Maometto era pedofilo (così, aggratis). Fortunatamente non è andata così e solo l'ennesimo uomo violento, criminale, maleducato e italiano che circola per le nostre strade
- Una ex collaboratrice di giustizia sciolta nell'acido. Questo per testimoniare che la mafia non esiste più. Ah per inciso: il governo che ha fatto di più contro la Mafia ha visto aumentare in maniera vorticosa, sotto il suo operato, il patrimonio delle Mafie italiane. Insomma arrestiamo la pelle morta per dare nuova vitalità ai pesci grossi con loro colleghi seduti a palazzo Chigi e con leggi contro le intercettazioni. Bravi, bel lavoro
- Dopo un periodo di duro lavoro per i giornalisti di casa Berlusconi (giornale e libero) alla ricerca delle cucine più amate dagli italiani ( a quanto pare anche quelli residenti all'estero e non solo in patria) si scopre che il nostro grandissimissimo premier, tramite una banca da trascorsi poco chiari e trasparenti, tramite l'ennesima off-shore e tramite l'aiuto di uno stato paradiso fiscale (per inciso questo governo oltre ad essere quello che ha combattuto di più la Mafia e quello che ha eliminato la piaga dei paradisi fiscali....per l'appunto) nella lontana antigua ha acquistato ad una cifra irrisoria delle ville dal valore molto più elevato. In questa faccenda c'è tutto: riciclo di denaro, banca non onesta, fuga nei paradisi fiscali, società off-shore, manca solo lo spacciatore colombiano ma non mettiamo limiti alla provvidenza (o meglio alla realtà).
- Ultimo, succoso, punto: Report pubblica la foto della carta d'identità di silvio Berlusconi. Cosa c'è che non va? Risulta domiciliato a casa della madre. I commenti li evito. Fate voi. Buona giornata
Vincenzo D'Onofrio
giovedì 7 ottobre 2010
“Mejo faccia tosta che panza moscia”
Nuovo articolo di Marco Galice
Le scene da tarallucci e vino sono quelle che sicuramente riescono meglio a questo Governo ed in cui in tanti riescono a sguazzarci con naturalezza e spontaneità quasi invidiabili. Con la differenza che stavolta, invece dei tarallucci, c’erano i rigatoni con la coda e la polenta. Perché così è finita quest’oggi, dopo una settimana di vagonate di insulti, alzate di scudi e invettive, la polemica nel centrodestra dopo l’ennesima e amorevole sortita di Bossi all’indirizzo dei romani. “Sono porci questi romani” aveva tuonato appena una settimana fa dal palco leghista di Lazzate il Senatur, scatenando l’indignata reazione di tanti compagni d’armi. “Questa volta Bossi ha veramente superato il segno – tuonava dal Campidoglio il Sindaco Gianni Alemanno – Ha insultato la Roma di oggi e quella del passato rispolverando una vecchia battuta da fumetto. Scriverò a Berlusconi per chiedere un suo intervento affinché i ministri tengano un atteggiamento istituzionale e politico più consono alla loro carica e più rispettoso del ruolo di Roma Capitale e della dignità dei romani”. Non da meno la Governatrice del Lazio Renata Polverini. “Sono vecchie battute che noi facevamo da bambini per scherzare, ma dette da un ministro della Repubblica non vanno bene – il suo commento – Bossi deve ritrovare sobrietà ed essere più sereno quando si esprime. Questa volta le sue parole sono un po’ più gravi delle altre perché non ha parlato ad una festa, dove tutti a volte alziamo un po’ i toni. Non abbiamo nulla da invidiare al nord come Lazio siamo in credito dal punto di vista fiscale e questo è un buon motivo per dire che le cose che ha detto Bossi, al di la del fatto che sono volgari, non sono nemmeno vicine alla realtà”. Qualcun altro, come la deputata romana Barbara Saltamartini usava toni anche più perentori. “Siamo stanchi delle battute di Bossi. Non è possibile abbandonarsi ogni giorno a offese grossolane contro la città di Roma”. Insomma fuoco e fiamme che oggi sono evaporate nel modo più squallido e sboccato possibile. Un grande tendone allestito davanti a Montecitorio, volontari padani e romani ai fornelli e tavola apparecchiata con pajata e polenta servita ad Alemanno, Bossi e Polverini, con quest’ultima che, evidentemente in un raptus di decoro istituzionale, ha deciso di portare alto il vessillo della Regione Lazio imboccando di rigatoni e coda il Senatur davanti a fotografi e telecamere. Pace fatta e tutto dimenticato insomma, con la santa alleanza Pdl e Lega Nord rinsaldata a suon masticate e bocche unte. E la gente che tira la cinghia per arrivare a fine mese? E tutte quelle persone affogate dalla crisi economica? E tutte quelle migliaia di cittadini, disoccupati, lavoratori in mobilità, cassintegrati che ogni giorno, come oggi, manifestano inascoltati a migliaia sotto Montecitorio perché rischiano seriamente di non avere più di che sfamare loro e i propri figli? Proprio davanti a loro doveva consumarsi questa sotto scena da cinepanettone dei fratelli Vanzina? Ma che messaggio si è voluto mandare oggi agli italiani per rivalutare quella politica sboccata e “magnacciona” da cui sempre più si allontanano gli italiani? Ma qual è la sensibilità politica e istituzionale di chi rappresenta ai massimi livelli le istituzioni italiane? Forse una sola frase si addice a questi fenomeni della politica: “Mejo faccia tosta che panza moscia”. Perché per loro la politica è davvero così.
Marco Galice
lunedì 13 settembre 2010
Ultime notizie da un paese sconclusionato
Sono molti i punti di interesse dell'attuale situazione politica: la situazione di fini ancora poco chiara in seno al Pdl, i dubbi a sinistra su chi dovrà essere il leader alle prossime elezioni, la mirabolante politica estera del premier.
1) Ma Fini, è uscito o no dal Pdl? Un sonoro e corposo "Boh" è l'unica risposta intelligente a questa domanda. La crisi sembrava irreparabile con le rispettive accuse di slealtà, la scoperta dell'acqua calda dei finiani quando parlano di leggi ad personam, la liberazione dei cani da guardia del premier (leggi: il giornale e libero) e tante altre scaramucce vere o presunte. La sensazione però è quella che tutto sia recuperabile. Il potere Berlusconiano che va ben oltre il semplice dominio politico è troppo affascinante per i mestieranti politici di destra che difficilmente vedono alternative tanto sicure e potenzialmente longeve.
Per quanto riguarda Fini c'é da dire che sta acquistando molto consenso. A destra è la speranza dei moderati stanchi della volgare deriva del Berlusconismo più becero. A sinistra non sono poche le simpatie per chi sta facendo (chissà quanto in maniera disinteressata) opposizione al "Cesare" di turno. La sensazione è quella che Fini sia capace di "morire" comunista se servisse alla sua ascesa. La memoria storica italiana, è risaputo, è molto corta. Gianfranco può approfittare di questo e dimenticare, con buona pace della coerenza, le idee di un tempo e le simpatie fasciste così presto dimenticate. Certo, in un paese che contempla l'esistenza di Capezzone queste sono quisquilie.
2) La sinistra è sempre più simile ad un puzzle. Tanti pezzi, alcuni ormai introvabili (leggi: comunisti). Altri che si incastrano bene tra loro e che permettono di vedere ora una porta, ora una finestra, ora un albero nel nostro sconclusionato puzzle. In rampa di lancio ci sono i più movimentati: l'idv e i grillini. Questi movimenti però conterebbero meno che zero senza i rispettivi "capi": Di Pietro e Grillo. Dietro ai disordini avvenuti ultimamente alla festa del Pd contro schifani sembrano esserci loro. Se non materialmente sicuramente con il loro appoggio, nemmeno troppo velato, assumano un ruolo di mandanti. In questo post vogliamo commentare le parole di Grillo: "La gente è stanca". Magari, diciamo noi. La realtà, purtroppo, non è questa. La gente è ancora saldamente nelle mani del Premier tramite le sue campagne mediatiche. Se si votasse ora, con Fini ancora al soldo del biscione, sarebbe nuovamente una sonora sconfitta per chi si oppone a Berlusconi. Non c'è niente da fare. Per assurdo, questi metodi non democratici dimostrati da parte della sinistra rischiano di fare il gioco della destra. Che sia stato un'incredibile autogol invitare schifani è chiaro ma fare queste dimostrazioni convincono di più i moderati di destra (quelli, per intenderci, più disponibili a non votare più Berlusconi) a rimanere dove sono. Grillo e Di Pietro muovono voti tra chi già è lontano dal premier. Se si vuole protestare contro il presidente del Senato avrebbe più senso fare un porta a porta per spiegare alla gente il senso della protesta: chi è schifani? Perchè non bisognerebbe votarlo? Invece no. Ricordiamo inoltre che anche se è un individuo di dubbia provenienza politica e sociale è comunque la seconda carica della nostra repubblica. Chi vi scrive nutre sempre la speranza di un cambiamento per questa nazione ma se non conquisteremo uno spirito democratico, dopo Berlusconi, ci sarà un altro come lui e gli italiani, impecoroniti, lo seguiranno (leggere a tal proposito un drammatico e tragico articolo di Veneziani sul giornale intitolato "Re Silvio"... da brividi)
3) Terzo punto: i doni di Dio. Sì signori. Il premier ha parlato di doni di Dio. Quale mai può essere simbolo dell'amore di Dio per noi se non il presidente del governo russo (ex presidente della repubblica) Putin? E certo: i 100 giornalisti russi uccisi da quando è al potere ringraziano sentitamente nostro signore per le pallottole e le torture. Inoltre, come dimenticare l'amicizia con il caro colonnello Gheddafi che ci ha "amichevolmente" minacciati: se non dovessimo dargli 5 miliardi di euro nei prossimi anni l'Europa diventerà nera. Che caro amico. Incredibile la capacità di trovare cattive compagnie del premier. Affinità intellettuale? Probabilmente. Di certo, a differenza di quello che dicono i giornali del padrone, non è una cosa di cui andare fieri. Penso che finito il Berlusconismo finiranno anche queste amicizie scomode. Alla faccia di pseudo vantaggi economici. Il denaro sporco di sangue è una vergogna. E dopo tutto, fino ad adesso, tutti sti soldi non si sono neanche visti.
4) concedetemi un altro punto. Una nota di colore, diciamo. Voglio condividere con voi la battuta (spero d'umorismo) di Capezzone su Fini: "Ha tradito i suoi elettori". Eccezionale, un comico nato. Voglio condividere anche un dubbio. Come avrà preso la Santanchè le parole di Gheddafi? L'Islam religione d'Europa. Wow. Avrà prevalso il suo essere razzista e quindi ha rifiutato con sdegno questa proposta o il suo essere schiava e quindi ha sorriso maliziosa all'amico del padrone? Ai posteri l'ardua sentenza.
Vincenzo D'Onofrio
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Vincenzo D'Onofrio
giovedì 12 agosto 2010
Il governo traballa
Il governo traballa. Quanto è positiva o negativa questa notizia? E' un bene o è un male il fantasma di nuove elezioni? Perchè, tranne il Pdl, chiedono un governo tecnico? Semplice: le elezioni immediate sarebbero comunque un vantaggio per Berlusconi. Votare con il sistema elettorale, famoso come il porcellum, voluto da Calderoli garantirebbe o una nuova vittoria del duo Silvio-Bossi oppure una risicata vittoria dei suoi rivali che dovrebbero ricorrere ad improbabili accordi pre-elettorali tra forze politiche eccessivamente eterogenee. Un governo tecnico garantirebbe, o almeno si spera, la modifica della legge elettorale e quindi delle regole più giuste e chiare. Magari con la possibilità per i cittadini di scegliere direttamente i rappresentanti senza dover fare affidamento alle ottiche dei partiti. Per il resto, sperare in una super coalizione che vada da Vendola a Fini lascia tutti basiti a testimonianza di una trasformazione totale della geografia politica italiana. Sarebbe chiaro, a quel punto, l'intenzione di chiudere l'epopea berlusconiana (ma è davvero possibile?). Rimane però, in chi vi scrive, il dubbio che dietro alle alleanze, agli accordi e agli inciuci rimanga poco spazio per i reali bisogni del paese e della sua gente.
Vincenzo D'Onofrio
giovedì 17 giugno 2010
Berlusconi è un comunista
Berlusconi è un comunista. Direte voi: "ha ottenuto la tessera di Rifondazione o dei Comunisti Italiani?" No, non sto parlando del movimento politico italiano. Parlo delle dittature asiatiche come la Cina e la Korea del nord. Berlusconi è come loro, un comunista della peggior specie. Per giustificare il provvedimento del suo governo sulle intercettazioni, provvedimento che permetterà il tranquillo proseguire di attività illecite del presidente del consiglio e di altri criminali e delinquenti italiani, ha affermato, durante l'assemblea di ConfCommercio, che gli spiati in Italia sono 7.5 milioni di persone. Un dato che, secondo il cavaliere, metterebbe in discussione l'idea stessa di democrazia in Italia. Sarebbe vero se il numero fornito dal premier non fosse una ridicola, patetica e infame balla. Gli intercettati in Italia sono un numero compreso tra le 20.000 e le 30.000 unità, numero incredibilmente inferiore a quello che ha sparato dal palco dell'assemblea (probabilmente dirà di essere stato frainteso per riproporre la stessa cifra tra qualche settimana). La deriva morale, politica e democratica di Berlusconi lo porta a sparare dati inventati dal suo cervello. Una menzogna così grande e così ingiustificabile è possibile dirla grazie ai problemi strutturali della nostra informazione. I media, già pesantemente al servizio di Berlusconi, in mancanza di un deontologico spirito giornalistico e di onestà intellettuale, non si permettono di obbiettare nemmeno di fronte a questa drammatica e oscena distorsione della realtà. I pochi network non in linea con il fronte governativo verranno orribilmente penalizzati da questa legge. Non potranno raccontare i fatti e tenere aggiornati i pochi non cerebrolesi di questo paese. Sì arriverà ad insinuare e capite benissimo che sarà facile opporsi ad accuse di illeciti senza le giuste prove. La classe dirigente di questo paese, già pesantemente orientata al crimine e al disprezzo completo delle regole del vivere civile, sguazzerà indisturbata nell'illegalità e nell'ingiustizia. Saremo informati dai dati sballati di Minzolini (ma Romani ritiene il Tg1 adatto per informarsi, e se lo dice lui...) e i casi Anemone, delle speculazioni sul terremoto, delle escort (leggi prostitute) pagate a nostre spese, delle case acquistate a due soldi saranno nascosti per bene all'opinione pubblica. Che dire? Solo dalle dittature sopra citate ci si può aspettare leggi del genere. L'Europa non si illuda. Questo sarà l'andazzo della nostra povera Repubblica e se ragionate bene il detto "La Cina è vicina" non è cosi strano.
Vincenzo D'Onofrio
martedì 15 giugno 2010
Buio pesto
La situazione è davvero imbarazzante. Potremmo partire dall'economia, dalla disoccupazione, dalla deriva morale del paese, da Renzo Bossi e il suo stipendio da 10.000 euro con tre maturità mancate in due anni. Decidete voi. In questo periodo la legge Bavaglio è osteggiata, giustamente, da gran parte dell'opinione pubblica (viva Dio) ma troppo spesso i dati sciagurati di questo governo vengono tralasciati. La finanziaria ha inflitto un colpo mortale alla cultura italiana, alla ricerca scientifica e ha penalizzato in maniera iniqua gli statali, forse gli unici in questo paese che pagano le tasse in maniera regolare. I ricchi non vengono toccati, probabilmente perchè il governo ha voluto ingraziarsi nuovamente gli "amici". Qualche imprenditore, banchiere, qualche puttana. Rimangono infatti tranquilli gli evasori di questo paese. Vera zavorra di questa strana repubblica. Segnalo lo sconcertante articolo del corriere sui condoni edilizi a Roma. Un provvedimento del precedente governo Berlusconi, emblematico sulla continua ricerca dell'illegalità dell'esecutivo per favorire questo o quell'amico. I casi Anemone, Protezione civile, non devono sorprendere. "Si mangi il più possibile" questo è il motto di questa classe dirigente. A questo punto però mi chiedo fino a quando, Italia, sopporterai tali nefandezze. Fino a quando permetterai che questo governo ti deturpi il volto con queste sciagurate manovre. Fino a quando permetterai che i tuoi figli vengano lasciati nell'oblio. Fino a quando permetterai che i delinquenti tappino le ali alla crescita della nazione. Perchè il futuro di chi lavora onestamente deve essere così pericolosamente minacciato da chi non ha il benché minimo senso di democraticità e senso civile? Svegliati Italia, la notte incombe.
Vincenzo D'Onofrio
giovedì 13 maggio 2010
Le garanzie difensive non sono uguali per tutti
Nuovo articolo di Vincenzo D'Onofrio
Mi ha fatto molto riflettere l'affermazione dell'ormai ex ministro Scajola sulla procura di Perugia che vorrebbe interrogarlo: "Non ci sono le garanzie difensive". Ma cosa significa? Davvero, non riesco a trovare il senso a questa dichiarazione. Da buon rappresentante della casta, Scajola, si ritiene al di sopra delle normali regole democratiche a cui ogni persona dovrebbe sottostare. Cosa deve dire quindi il povero Stefano Gugliotta, malmenato ingiustamente dalle forze dell'ordine di Roma? Le sue garanzie difensive dove erano? L'onorevole Vito del Pdl per cercare di difendere le forze dell'ordine ha cacciato fuori il passato penale del ragazzo. Tentativo ridicolo visto che se dovessimo considerare il passato, ad esempio, di Scajola ci sarebbe da ridere e in più i dati che ha esposto sono falsi. Denunciato in passato, Gugliotta ha subito un processo per furto (presunto furto di un cellulare di un compagno di classe alle superiori) risultando poi innocente. Sottolineerei che lui almeno si è fatto processare a differenza di qualcuno che l'onorevole Vito conosce bene. Inoltre gli hanno tolto la patente qualche anno fa. Questo costituisce una prova contro di lui? Direi proprio di no. Detto questo, quindi, il sentire le dichiarazioni di Scajola fa venire il voltastomaco. Se leggiamo queste frasi alla luce dei vari provvedimenti che questo governo cerca di compiere o che ha già trasformato in legge, vedi ad esempio il legittimo impedimento e la legge sulle intercettazioni, si capisce come questa classe dirigente voglia ergersi sopra le persone comuni sorvolando le normali regole democratiche e civili. Questo perché sarà così più facile sfruttare la propria posizione di potere per delinquere. I casi di questi giorni ne sono la prova (vedi caso Anemone). Spetta ai cittadini capacitarsi del danno che questa classe dirigente, inoperosa e criminale, fa nei loro confronti per seguire i guadagni più abietti e sleali senza ritegno alcuno per la cosa comune e per il bene della nazione.
Vincenzo D'Onofrio
venerdì 7 maggio 2010
D'Alema l'indifendibile
Articolo di Marco Galice su Massimo D'Alema
"Il Pdl senza L” è la pungente etichetta con cui Beppe Grillo ama definire il Partito Democratico. Il perché di questa definizione che fa sovente irretire molti militanti del Pd credo trovi magistralmente risposta nella furibonda contesa che ha visto protagonista martedì sera a Ballarò Massimo D’Alema con il Vice Direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Persona a mio avviso irritante per la sua perenne ed adulante difesa di Berlusconi ed il suo inconsistente giornalismo, ma che martedì sera ha avuto il merito di far esplodere nel vero senso della parola una di quelle plateali contraddizioni nella sinistra “democratica” italiana che tanti consensi ha fatto e continua a far perdere tra gli elettori. Perché quella di D’Alema è stata davvero una figura meschina. Non solo per la veemente offesa gridata in diretta a Sallusti, un “vada a farsi fottere” degno del più vigoroso e smagliante La Russa, ma perché nel merito della diatriba scatenatasi l’ex Presidente del Consiglio ha preteso di arrogarsi una imbarazzante ragione che ragione non può essere.
Messo spalle al muro da Sallusti circa il suo bell’appartamento ottenuto in locazione ad equo canone da un ente pubblico a metà anni 90’, si è difeso nel tipico stile berlusconiano e pidiellino gridando ai quattro venti che non c’era niente di illegale in quell’affitto ad equo canone con cui si garantiva una comoda e spaziosa casa. Più o meno, guarda caso, la stessa difesa ululata pochi minuti prima dai vari esponenti del centrodestra ospiti in studio per difendere il dimissionario Scajola; e la stessa identica giustificazione urlata dallo stesso Ministro per motivare quella casa con vista Colosseo acquistata sottocosto.
Non c’è alcun reato, infatti. C’è una questione morale, tuttavia, grande come un macigno, nel momento in cui Scajola, anche appurato che la sua casa non sia stata acquistata in nero, ha visto agevolato l’acquisto della sua abitazione in virtù della sua potente carica politica e dei suoi rapporti con alcuni palazzinari; e c’è una questione morale nel momento in cui D’Alema, con il lauto stipendio da parlamentare, ha utilizzato ad equo canone un appartamento assegnatogli da enti pubblici mentre giovani lavoratori o disoccupati facevano la fame per pagarsi l’affitto o il mutuo della loro molto più modesta casa.
Questo è il punto. La moralità che tanti, troppi politici invocano e pretendono ma che scivola letteralmente sotto le scarpe quando si tratta di doverla sposare in prima persona. E’ morale, vorrei chiedere a D’Alema, con lo stipendio da deputato ed il reddito a cinque zeri che dichiara, aver usufruito di un appartamento dato in locazione da un ente pubblico a un prezzo stracciato mentre allora come oggi milioni di italiani, anche suoi elettori, arrancano per arrivare a fine mese? E’ stato un comportamento esemplare e coerente ai principi per i quali la sinistra, o quello che ne è rimasto, ad ogni elezione chiede consenso e fiducia a chi vive tra indescrivibili difficoltà lavorative, abitative, sanitarie, sociali?
Nel corso della trasmissione il Sindaco di Firenze Renzi è stato sublime quando ha messo a tacere Lupi che si ostinava a strombazzare giustificazioni per Scajola.
Marco Galice
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mercoledì 5 maggio 2010
Sconosciuti generosi
Nuovo articolo di Vincenzo D'Onofrio
Di tutta questa faccenda ricorderò per sempre la sincera invidia per il ministro Scajola. Ah come vorrei che uno sconosciuto, novello Babbo Natale, venisse da me con un bel appartamento al centro di Roma impacchettato e pronto per essere inaugurato con una festa, magari con qualche avvenente e scosciata starletta televisiva. Ah, che invidia. Invece no, nessun estraneo generoso entrerà nella mia vita. A parte le ironie da questo caso si evince il clamoroso senso di impunità dei nostri amministratori. Un atto vergognoso che invece di essere additato come pericoloso segno della decadenza morale ed etica della politica viene invece difeso con i vari: "Chiarirà tutto. E' un attacco mediatico. Difenditi, eroe". Tutto ciò è vergognoso. Sono rammaricato per scajola perchè nessuna legge ad personam è intervenuta in tempo per salvarlo dalle dimissioni e mentre lui, sommessamente ha dovuto mollare, altri calano a perfezione nel ruolo di vittime sacrificali della crudele giustizia italiana. Come ho già sostenuto in passato, la migliore difesa è gridare subito alla persecuzione dei Pm e così continuare ad agire in barba alle basilari regole democratiche. Questo basterebbe a chiarirci le idee sulla prossima riforma della giustizia che minaccia di trasformare l'utilizzo delle intercettazioni. Scajola non è stato bravo lasciando troppe tracce scritte. Così il prezioso mezzo di indagine non è neanche servito e quindi non ha potuto chiamare a sua difesa la privacy, la curiosità eccessiva e fuori luogo degli inquirenti, etc, etc, etc. Ci sarà uno scossone ora? Non credo, più probabile che l'ex ministro venga fregiato dell'aurea da eroe vittima del potere della magistratura rossa. Basterà far calmare le acque. Se avrà pazienza, nel prossimo governo Berlusconi, avrà un nuovo incarico....fino al prossimo scandalo.
Vincenzo D'Onofrio
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venerdì 23 aprile 2010
Destra contro destra.
Nuovo post di Vincenzo D'Onofrio
Il duello Berlusconi-Fini sta assumendo dei contorni davvero affascinanti. Le considerazioni che si possono effettuare in merito sono innumerevoli. Per prima cosa non si può non notare come la pace e l'amicizia tanto declamata all'interno del partito dell'amore è una mera utopia. I toni si sono alzati e tra le due anime del pdl è scoppiata una guerra combattuta molto sui nervi e, permettetelo, sulle poltrone nella stanza dei bottoni. Naturalmente chi pensa che questa possa essere uno scontro ideologico su problemi del paese è un idealista. Anche un po' sciocco aggiungerei. Detto questo non possiamo non analizzare la nuova politica finiana. Molti si sorprendono delle uscite del "compagno" Fini. Addirittura a sinistra si parla di una nuova speranza nata dagli scontri del presidente della Camera con il leader maximo della destra italiana. Io non sono così fiducioso e ottimista. Il motivo di queste prese di coscienza di Fini e della sua parte politica è il fallimento della sinistra. La gente non è diventata fascista tutta ad un tratto. Nell'animo (forse molto in profondità) rimane una coscienza civile e democratica a cui la sinistra e in primis il pd doveva appellarsi. Non avendolo fatto si è creata una voragine immensa dopo si sono tuffati gli ex AN. Quello spazio era di facile conquista per i post-comunisti(attenzione a questo termine) ma negli ultimi anni sta crescendo lì una destra moderata che, nonostante le origini, vuole conquistare quei valori e idee che dovrebbero essere nel bagaglio culturale e politico di un riformista. Questo scontro con Berlusconi è solo una naturale conseguenza. I valori di cui sopra non possono convivere con quelli di una destra xenofoba e populista del binomio Berlusconi-Lega. E' Triste in tutto questo che invece di una concreta campagna di opposizione dobbiamo sperare in un disfacimento interno. Al massimo godiamoci il delizioso spettacolo offerto dai contendenti. Sicuramente è più interessante dei pollai che si vedono nei programmi della De Filippi
Vincenzo D'Onofrio
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venerdì 16 aprile 2010
"Fate finire in fretta questo teatrino"
Un po' di cronaca. Marco Galice ci parla di cosa sta succedendo a Civitavecchia riguardo alla Centrale elettrica
Le Commissioni parlamentari d'inchiesta, è storia nota della Repubblica italiana, non hanno mai portato a nulla. Sono la scappatoia preferita e privilegiata del Parlamento quando qualche scandalo rischia di incrinare privilegi e mettere spalle al muro caste e potentanti. Quando bisogna far calare il silenzio su qualche imbarazzante scandalo la prima e sempre bipartisan risposta che si leva dalle aule di Camera e Senato è sempre la stessa: “Istituiamo una Commissione d'inchiesta!” A memoria d'uomo non si ricordano Commissioni che abbiano determinato al termine delle loro indagini arresti eccellenti e condanne esemplari. Gli esempi da citare potrebbero essere decine: dallo scandalo della Banca romana, nel lontano 1892, alle più recenti Commissioni sulla P2, sulla mafia, sul terrorismo, sul rapimento di Aldo Moro, sull'uranio impoverito. Chi è mai finito in manette al termine dei lavori parlamentari? La sensazione corale che si prova al termine di queste costose Commissioni (pagate ovviamente in surplus con soldi pubblici) è quella di un ulteriore insabbiamento della verità. E così ieri anche Civitavecchia, dopo la tragica morte di Sergio Capitani, ha avuto l'onore di finire all'attenzione dell'ultima Commissione parlamentare d'inchiesta promossa nel corso della vigente legislatura, quella chiamata a fare luce sulle cosiddette “morti bianche”. Chi si aspettava finalmente un'autorevole istituzione pronta ad indagare senza remore e a scavare nel torbido incurante di potentati e lobby è rimasto deluso. Al termine della giornata di eccellenti audizioni (Comune, Provincia, Regione, Enel, Asl ecc. Ecc.) il senatore Oreste Tofani ha solennemente sentenziato:
Rimane la rabbrividente sensazione, allora, che si stia ripetendo il copione già visto con le morti di Michele Cozzolino ed Ivan Ciffary. L'iniziale cordoglio e indignazione di politici, sindacati e istituzioni, l'Enel che nega responsabilità e celebra la sicurezza di Tvn, lo sciopero di una giornata dei lavoratori e poi...calato il silenzio e ripresa la normalità, una cappa di indifferenza per non disturbare le inalazioni di carbone e i profitti dell'Enel. Questa volta, a quanto pare, si è aggiunto un pochino di indignazione e di spettacolo in più, con una ordinanza di chiusura della centrale, pomposamente annunciata all'inizio di 15 giorni e poi subito ridotta a cinque, e la visita di una Commissione parlamentare d'inchiesta che ci ha illuminato sulla morte di Capitani. Una sola richiesta allora: se il finale del film è quello che già conosciamo bene, allora fatelo finire in fretta questo teatrino. Per rispetto di Michele, Ivan e Sergio e delle loro famiglie distrutte dal dolore.
Marco Galice
mercoledì 14 aprile 2010
Bertone e la chiesa, cambiamo qualcosa
Vincenzo D'Onofrio sul caso Bertone
Non facciamo in tempo a scrivere un articolo sulle vergognose dichiarazioni di Frattini che il cardinal Bertone ci stupisce dal Cile con una dichiarazione che più che farci indignare ci sorprende per il basso tenore culturale e psicologico. Facciamo una premessa: chi vi scrive è profondamente religioso. Ogni domenica va ascoltare messa, fa della lettura quotidiana della Bibbia un principio irrinunciabile. Insomma la sua fede lo ha formato nelle idee e nella personalità. Eppure questa fede lo rende una persona lontana da questa Chiesa cattolica. Io sono contrario aprioristicamente ai dogmi, che siano essi politici, culturali, religiosi. Il Vangelo mi ha insegnato ad avere un rispetto incommensurabile per la persona. Mi ha sempre colpito la figura di Gesù oltraggiata al suo tempo perchè frequentatore assiduo di prostitute e peccatori, nonché per i metodi scelti per l'evangelizzazione (passatemi il termine improprio) di questa gente come ad esempio a cena bevendo vino, fianco a fianco con i peccatori. Gesù, chi riteneva in errore, lo frequentava, andava a casa sua, lo redarguiva con parole di speranza ed amore.
Ieri invece abbiamo assistito ad una miserabile sceneggiata di un suo sedicente successore. La Chiesa cattolica sta attraversando un brutto periodo e questo perchè si ritrova a fare conti con suoi (gravissimi) errori che non può più coprire, come nei tempi del medioevo, con il suo pregnante potere sulle coscienze dei suoi sudditi (qui il termine è assolutamente corretto). In questa situazione di imbarazzo e di difficoltà inizia a muoversi come l'uomo che sta annegando che si appiglia a tutto e a tutti cercando di far annegare qualcun altro con lui per la foga di salvarsi. Dopo il puerile attacco al New York post che accusava il Vaticano duramente in merito alla faccenda della pedofilia, dove si è tornati a nominare complotti sionistici che non si sentivano dagli anni '30 del secolo scorso in Germania e in Italia, il cardinal Bertone ha detto che la pedofilia non è conseguenza del celibato e quindi della perversione degli istinti repressi dalla condizione di questa imposizione ma che è una conseguenza dell'essere omosessuali, nominando a testimonianza di ciò uno studio scientifico di cui, sinceramente, nessuno ha memoria.
Questo attacco gratuito, stupido, senza senso e disperato non ci indigna. Sì, non ci provoca rabbia ma solo tanta pietà. Pietà per un uomo che non ha le capacità intellettuali e forse intellettive per capire l'oscenità delle sue convinzioni ancestrali. Questa gravissima uscita deve farci capire che bisogna riflettere sulla autorevolezza, spesso del tutto autoreferenziale, di questi uomini. Un'idea cosi povera e soprattutto malvagia, si scontra contro le finalità spirituali e religiosi che l'istituzione Chiesa ha sempre sostenuto di seguire. Parlo da fedele deluso e offeso. Fedele che rimane tale per MT 23, 1-12 (che vi invito a leggere con attenzione quale manifesto di una fede che reputo giusta e sana). Ritengo che sia giusto, ormai, ritenere l'influenza della Chiesa valevole solo per la sfera privata delle persone che si considerano suoi adepti. Come il sottoscritto. Cercando di far diminuire gradualmente l'influenza pubblica. I metodi e le politiche di questa istituzione sono cresciute meno di quello che si creda e il progresso dell'umanità, della società civile e dei diritti dei singoli rendono alcune uscite e alcuni modi di fare non adatti a questa società. Spesso attacchiamo altre religioni per alcuni aspetti: il velo nell'islam, il divieto di trasfusioni nei testimoni di geova, ecc. Ma anche queste convinzioni dovrebbero essere messi sullo stesso piano. Capiamo insieme che la sfera religiosa deve essere relegata nella sfera privata di ognuno di noi con le giuste garanzie. Essere laici deve essere un principio indissolubile di ogni cittadino. Considerando l'essere laico (in senso stretto) uno status connaturale di ogni membro della società. Solo così potremo renderci conto, da cittadini e da fedeli, che questa gente sbaglia in quanto uomini. Sarà condizione fondamentale del perdono ma se questa condizione manca è difficile accettare errori tanto stupidi
lunedì 12 aprile 2010
Shame on you, Frattini
Lo sdegno di Vincenzo D'Onofrio
Sono indignato. Il ministro degli esteri Frattini è indegno. Dopo l'arresto di tre membri di emergency, organizzazione che dovrebbe riempire d'orgoglio l'intera nazione per il bene che perpetua nel mondo, ha affermato: "Prego veramente da italiano che non ci sia nessun italiano che abbia direttamente o indirettamente compiuto atti di questo genere. Lo prego davvero di tutto cuore, perchè sarebbe una vergogna per Italia". Affermazioni che fanno seguito a quelle del suo sottosegretario Alfredo Mantica: "Gli arresti devono far riflettere Gino Strada e la sua organizzazione, che forse da umanitario fa un po' troppa politica. Il governo italiano deve accertare la verità e mi auguro che la verità dia ragione a Strada, ma ho delle perplessità". Ha inoltre sottolineato che "è la seconda volta che Emergency finisce nel mirino delle autorità afghane", dopo il rapimento del giornalista di Repubblica, Daniele Mastrogiacomo. Ma qual è la colpa di Strada? Come sottolineato da lui stesso la colpa sua e della sua organizzazione è l'essere uno scomodo testimone in quelle zone di guerra. Prestando soccorso alla popolazione, Emergency, può rendersi conto di azioni di guerra delle forze occidentali ed essere pericolosamente al corrente di atti contro civili come spesso succede quando i soldati si fanno prendere troppo la mano. Gino Strada è deontologicamente contro la guerra e lo ha sostenuto sempre con forza. Per gente povera di intelletto questo è "fare politica" ma quest'uomo per sostenere queste idee va ad aiutare queste popolazioni direttamente nelle zone di guerra e non dietro a delle scrivanie in un palazzo vicino allo stadio Olimpico scrivendo comunicati dalle parole vuote. La diversità delle idee non dovrebbe portare a negare l'incredibile validità dell'operato di Emergency. Noi italiani dovremmo essere fieri di questa associazione. Strada ci ricorda che una persona in difficoltà è sacra. Magari è un terrorista, è vero, ma chi ha principi contro la guerra, principi cristiani, o semplicemente etici sa dare a qualsiasi vita il giusto valore. Sia chiaro però che in quegli ospedali chi ha davvero bisogno d'aiuto sono bambini e persone normali stravolti da una guerra che non si sono andati a cercare. Se i nostri politici, schiavi mentalmente di giochi di potere, non riconoscono a questi eroi il giusto riconoscimento solo perchè hanno idee diverse e rischiano continuamente la pelle in nome di queste idee, dovremmo interrogarci sul rispetto che portiamo a costoro e alle istituzioni che rappresentano. Dal ministero degli esteri mi aspetto una difesa a spada tratta per quest'orgoglio nazionale dato, soprattutto, la non chiara situazione ancora tutta da verificare e i metodi poco ortodossi e democratici utilizzati dagli afghani. Detto ciò questo blog esprime tutta la solidarietà ad Emergency e a Gino Strada per il lavoro che svolgono per la gente comune nelle zone di guerra
Vincenzo D'Onofrio
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domenica 11 aprile 2010
Il Presidente e la sua penna
Riflessione di Vincenzo D'Onofrio sul Presidente della Repubblica
La figura di Giorgio Napolitano è fonte continua di riflessioni. Dobbiamo sottolineare il suo essere successore di uno dei migliori presidenti della storia della Repubblica che non ha mai fatto compromessi tra le sue idee e i suoi doveri istituzionali. Ciampi, infatti, con la sua autorevolezza è riuscito a farsi amare (e sottolineo amare) da gli elettori di entrambi gli schieramenti. Dove Napolitano ha fallito per non essere ritenuto allo stesso livello del presidente livornese? Probabilmente in una caparbia interpretazione del suo ruolo quale "metti firma". Napolitano ha letto il suo ruolo di garante in maniera da renderlo il meno presente possibile. Forse ha preso troppo alla lettera quello che si dice per un arbitro di calcio: il migliore arbitro è quello di cui non ci si accorge. Ahimè, però, non stiamo parlando di una partita di calcio e il ruolo istituzionale che ricopre dovrebbe garantire una presenza continua per la difesa dei diritti costituzionali e che il suo giudizio sulle varie leggi non sia superficiale ma che sia conseguenza di un attenta e profonda verifica delle probabili conseguenze nella nazione delle norme a lui sottoposte. Per questo motivo non è un delitto non firmare ogni tanto le leggi che sono, a suo parere, non degne del suo autografo. Proprio come ha fatto spesso Ciampi e come lui ha fatto solo ultimamente con l'articolo 18. Il non firmare vuol dire mettere in chiaro il suo non essere d'accordo. Se ritiene il presidente una legge non giusta non può giustificarsi con un "ma poi me la rimandano uguale" davvero banale e di cattivo gusto. Faccia, sempre se lo riterrà in futuro, quello che la costituzione permette di fare e se le norme a lui sottoposte non saranno, a suo parere, chiare, giuste o quant'altro che lasci la sua preziosa e costosa penna delicatamente poggiata sulla sua scrivania in mogano.
Vincenzo D'Onofrio
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venerdì 9 aprile 2010
Silvio Orwell - 2010
Nuovo post di Vincenzo D'Onofrio
Dopo la vittoria delle destre alle ultime elezioni regionali abbiamo potuto analizzare dei dati sull'andamento dell'economia della nazione. Leggere i risultati di questo successo della lega e del berlusconismo alla luce di questi numeri, tutti incredibilmente drammatici, rende ancora di più un rompicapo la realtà della società italiana. In qualsiasi paese civile al mondo, un governo autore di politiche così sciagurate, sarebbe stato severamente punito ad ogni tornata elettorale prevista. Il governo Berlusconi invece non conosce sconfitta. Riscuote continuamente un successo clamoroso. Forse stiamo esagerando in questa analisi? Vediamoli questi dati:
- nell'ultimo trimestre del 2009, in valori correnti, il reddito disponibile delle famiglie è diminuito del 2,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2008, mentre la spesa delle famiglie si è ridotta dell'1,9 per cento. Si tratta della riduzione più importante a partire dagli anni '90. (fonte Istat)
- disoccupazione a livelli storici La più alta dal 1994
- il pil in caduta libera, mai così male dal 1971
- La pressione fiscale più alta della storia, pari solo a quella raggiunta per entrare a far parte dei paesi con la moneta unica.
Dati allarmanti, altro che ottimismo. Eppure il consenso di questo governo cresce. Il "migliore premier degli ultimi 150 anni" continua ad esaltare la sua figura e invece di ricevere pomodori marci in faccia riceve applausi e inni. Ma perchè?
Due cose mi hanno colpito: durante la manifestazione in Piazza San Giovanni il premier interrogava in continuazione la folla su domande sulla sinistra: Volete una sinistra che alzi le tasse?" Il suo popolo rispondeva convinto con un No. L'altra, sempre durante la manifestazione: da una finestra spunta una bandiera rossa e un manifestante grida: ci avete messo in ginocchio. Alla luce dei dati sopra riportati e considerando che esclusi due anni in cui la sinistra ha governato senza eccedere nel numero dei provvedimenti legislativi a causa della famosa legge porcata e quindi che nel 2013 su dodici anni avremo 10 di governo ininterrotto di Berlusconi come è possibile che si abbia questa percezione? Bisogna ricordare anche gli effetti della devastante legge 30 che ha portato in Italia il precariato che sta sfasciando il futuro di molti giovani. Questa legge sembra ci sia da sempre al contrario è un provvedimento recente (del precedente governo Berlusconi). Dalla mente dei cittadini queste cose non ci sono. Perchè? La causa sono i metodi propagandistici che dal 2006 in poi sono cresciuti come mole nelle tv, nei giornali e nei principali media e hanno fatto breccia in un opinione pubblica sempre più senza i mezzi necessari per discernere e per farsi un'idea chiara ed indipendente. Questo paese sembra sempre più un romanzo partorito dalla mente di George Orwell. Il termine "il partito dell'amore" ricorderà sicuramente qualcosa a chi ha letto 1984 dove i ministeri del governo vengono chiamati il "ministero dell'amore", il "ministero della verità", ecc ecc. Il protagonista del libro lavora nel ministero della verità dove si occupano di modificare le notizie affinché il popolo creda che la realtà in continua evoluzione sia la stessa da anni. Così in Italia basta un premier con le sue televisione che afferma che la sinistra è l' Emmanuel Goldstein di questa nazione per poter rovinare i conti dell'economia del paese, fare i provvedimenti necessari per salvarsi dai procedimenti giudiziari a proprio carico e per poter affermare di essere il miglior premier degli ultimi 150 anni quando molto più probabilmente è uno dei peggiori della storia di questa problematica nazione. Invito tutti a leggere 1984 di Orwell. Questo capolavoro della letteratura vi colpirà con numerosi e pericolosi paralleli con la nostra realtà. Buona lettura e soprattutto buona fortuna
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martedì 23 marzo 2010
A volte ritornano
Nuovo post di Marco Galice su vecchie conoscenze
Chi si ricorda dell’On. Cosimo Mele? L’integerrimo deputato dell’Udc, tutto casa e chiesa nei suoi comizi elettorali, lanciatore di strali contro le droghe e la prostituzione dai banchi del Parlamento e poi finito agli onori della ribalta nell’estate del 2007 per aver trascorso una notte presso l’Hotel Flora, a Roma, in compagnia di due prostitute, una delle quali fu ricoverata d’urgenza in ospedale per un malore dovuto con tutta probabilità ad un eccessivo consumo di cocaina. On. Mele che, già arrestato il 5 gennaio 1999 con l'accusa di aver ottenuto, mentre era vicesindaco di Carovigno, tangenti in cambio di favori nell'assegnazione di appalti pubblici e assunzioni (l’inchiesta non è ancora conclusa), fu iscritto dopo questo episodio nel registro degli indagati della Procura di Roma per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti. Accusa da lui sempre negata.
Fatto sta che dopo l’imbarazzante episodio a luci rosse Mele fu costretto a dimettersi dall’Udc (ma non da parlamentare) il cui allora Segretario Lorenzo Cesa trovò comunque il coraggio di proporre un ulteriore vitalizio ai deputati per consentire l’avvicinamento delle loro famiglie a Roma onde evitare il rischio di pruriginose tentazioni dei poveri maritini lasciati soli nella Capitale…
Ebbene, sorpresa delle sorprese, incurante della mirabile figura collezionata gli occhi degli italiani, evidentemente senza alcun senso di imbarazzo e di vergogna, il mitico Cosimo Mele ritorna lindo e splendente alla carica e, per la serie a volte ritornano, lo ritroviamo candidato alle elezioni regionali della Puglia nella lista “Io sud” che sostiene la candidata Presidente Adriana Poli Bortone, sostenuta peraltro dallo stesso Udc. Del resto un eventuale stipendio da consigliere regionale non è certo da buttare e, per ottenerlo, chi se ne frega di moralità, coerenza e valori. E a tal proposito sarebbe proprio curioso sapere cosa racconta ai suoi elettori Cosimo Mele durante i suoi comizi elettorali.
sabato 6 marzo 2010
L'ultima presa in giro della Gelmini
Nuovo post di Marco Galice
C’è qualcosa che rasenta il sadismo nella politica scolastica portata avanti dal Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini e nella provocatoria imperturbabilità con cui propaganda le sue azioni di governo tutte tese al bene dell’istruzione collettiva. Sempre serafica nel replicare che non sta tagliando risorse alla scuola pubblica italiana ma le sta semplicemente “razionalizzando”, sempre eterea nel rassicurare che la scuola pubblica italiana gode di ottima salute, sempre celestiale nel negare che migliaia di docenti hanno perso il proprio posto di lavoro in seguito alla mannaia delle Finanziarie targate Tremonti, la competente Ministra ha voluto nei giorni scorsi stupire ancora presentando in pompa magna l’ultimo mirabile progetto varato dal suo Ministero, come sempre all’insegna dell’innovazione e della qualità didattica: una task force contro la dislessia. Si tratta di due progetti messi in campo dalla Fondazione Telecom Italia e dall’Associazione Italiana Dislessia, guarda caso due enti privati, a cui il Ministero della Pubblica Istruzione ha accordato la propria sponsorizzazione e collaborazione sottoscrivendo un protocollo d’intesa. Nello specifico i due progetti in questione prevedono un percorso di diagnosi e cura della dislessia nelle scuole italiane e la formazione di 6.000 insegnanti “di riferimento” in grado di aiutare gli alunni dislessici. Secondo gli studi effettuati sarebbero infatti circa 350.000 gli studenti delle scuole italiane interessati da questa disabilità che, come noto, si produce in difficoltà di linguaggio e, come immediata conseguenza, anche di scrittura con la successiva disgrafia. Interesse prioritario del Ministero, come ha spiegato la Gelmini, è appunto quello di aiutare questi ragazzi, soprattutto perché una diagnosi precoce e una dovuta assistenza consentono il più delle volte ai ragazzi afflitti dalla dislessia di superare con successo questa patologia. Non sarà comunque il Ministero ad impiegare i fondi necessari all’attuazione di questi due progetti ma l’ente privato della Fondazione Telecom, che ha già stanziato una cifra di 1,5 milioni di euro da impiegare in tre anni. Al di là dei leciti dubbi che potrebbero sorgere sulla contropartita prevista per la Fondazione, essendo difficile ipotizzare che investa 1,5 milioni a fondo perduto, e sul significato di “insegnanti di riferimento” che appaiono figure al momento astratte e indefinibili (docenti interni alle scuole? Docenti di sostegno già abilitati? Personale esterno?), tutte le perplessità potrebbero immediatamente svanire di fronte al fine pedagogico del progetto e all’obiettivo di alto valore didattico proclamato dal Ministro Gelmini. Alla quale però, chissà perché, è sfuggito un clamoroso particolare che ovviamente si è ben guardata dal ricordare ai cronisti: dal corrente anno scolastico, proprio per sua decisione, la dislessia non è più riconosciuta nelle scuole pubbliche italiane come disabilità e dunque agli alunni dislessici da quest’anno sono stati privati dell'insegnante di sostegno. Quei 350.000 ragazzi da lei citati, in definitiva, sono stati abbandonati per suo stesso volere, ovviamente per risparmiare. Questa vergognosa decisione, passata sotto silenzio a settembre 2009 e che testimonia le reali e drammatiche conseguenze dei tagli all’istruzione pubblica, naturalmente non è stata sottaciuta solo dalla Gelmini ma anche da pressoché tutti i giornali e telegiornali che hanno propagandato la sua innovativa task force anti dislessia. E di fronte a questo silenzio c’è da poco da commentare. La sensazione di una ennesima colossale presa in giro e derisione di studenti, insegnanti e famiglie da parte del Governo toglie quasi le parole. E sotterra chissà dove il senso del pudore dei Ministri.
Marco Galice
mercoledì 3 marzo 2010
Io non capisco
Ultimo pezzo di Marco Galice
C’è un romanzo di Aldo Palazzeschi, intitolato “Il codice di Perelà”, in cui il protagonista, un omino ingenuo e onesto, si ritrova catapultato sulla terra e comincia a conoscere questo mondo a lui sconosciuto ma apparentemente affascinante. Le ingiustizie, le assurdità e le regole infrante che a poco a poco scopre, lo portano infine a fuggire di gran lena tra gli insulti e gli sputi della folla. Dopo la sentenza sul caso Mills, culmine degli accadimenti politici delle ultime settimane, ho avuto la sensazione di ritrovarmi immerso in quel mondo assurdo in cui viene calato il Sig. Perelà, nel quale ragione, raziocinio e buon senso vanno letteralmente in frantumi. Intanto la surrealtà di quanto sentenziato dalla Corte di Cassazione, che tra l’altro non ha fatto altro che applicare la legge: il reato di corruzione, per essere punito, doveva cominciare nel 1999 e non nel 2000, pertanto l’accusa a carico dell’avvocato Mills cade in prescrizione. Chi è che lo ha deciso? Il Governo presieduto dalla persona indicata come corruttore dell’avvocato, che approvò nel 2005 la famosa legge Cirielli con cui si riducevano appunto e assai casualmente i tempi della prescrizione. Però, dal momento che il reato è stato commesso, il reo, ovvero l’avvocato Mills, deve comunque risarcire 250.000 euro per danno d’immagine. A chi? Alla Presidenza del Consiglio italiano, presieduta dalla stessa persona indicata dalla sentenza come corruttore, cioè Silvio Berlusconi. E’ uno scherzo? Una barzelletta? No, è la realtà; tuttavia e paradossalmente meno surreale dei commenti trionfali di due curiosi personaggi della politica italiana dopo la sentenza: il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto (ex piduista), e il Ministro della Difesa Ignazio La Russa. “Il minimo che si può dire è che la gestione di rito ambrosiano della giustizia è andata incontro ad una dura sconfitta” ha detto Cicchitto; “Volevano tenere in vita un processo morto”, gli ha fatto eco La Russa. In pratica, di fronte ad una sentenza definitiva che conferma la corruzione di Mills e l’esistenza di un corruttore, che probabilmente conoscono, i due esimi esponenti del Pdl sono stati capaci di sorvolare completamente sulla gravità accertata del reato per deplorare chi ha cercato di punire un reato e applicare la giustizia. E’ uno scherzo anche questo? Purtroppo no. Anche perché il copione si è già visto quattro volte in passato quando la prescrizione dei reati ha evitato la condanna a Silvio Berlusconi grazie a leggi da lui stesso promosse e approvate: la corruzione con soldi Fininvest di un giudice (nel lodo Mondadori), l’illecito finanziamento di un partito nel caso All Iberian, il falso nei bilanci Fininvest e nell’acquisto del calciatore Lentini. Quisquilie. I commenti alla sentenza Mills comunque non devono stupire più di tanto, perché epilogo evidentemente fomentato di singolari concezioni della giustizia e della corruzione sfornate a più riprese in queste settimane dallo stesso Berlusconi. In primo luogo quando scoppia lo scandalo del G8 alla Maddalena che porta a scoprire corruzione su appalti milionari con cifre da brividi e contorni stomachevoli (regali, regalini, assunzioni, case, macchine, massaggi ecc. ecc). “E una vergogna” il commento virulento e indignato del premier alla diffusione della notizia e dei primi arresti. Una vergogna la corruzione scoperta? No, una vergogna l’inchiesta dei giudici, che si sono permessi di ficcare il naso in questa squallida vicenda. Evidentemente però un po’ di corruzione, nonostante le invenzioni dei noti magistrati comunisti sparsi per i Tribunali italiani, ci deve essere nel nostro Belpaese (non a caso l’assessore ai lavori pubblici Pdl di Milano viene beccato con una tangente di 5.000 euro nascosta in un pacchetto di sigarette); perché infatti, forse spaventato dai sondaggi in vista delle elezioni regionali, e dopo aver definito una vergogna le indagini sulla corruzione del G8 alla Maddalena, Berlusconi decide di ergersi a moralizzatore della vita politica italiana con due annunci ad effetto: nessuna persona indagata nelle liste elettorali del Pdl nella tornata elettorale del 28-29 marzo e un Ddl anticorruzione da approvare in fretta e furia. E’ uno scherzo anche questo? Nel Parlamento siedono già decine e decine di Deputati e Senatori condannati, prescritti, indagati, imputati o rinviati a giudizio; solo nel Pdl, secondo le stime di Marco Travaglio e Peter Gomez sono esattamente 56, molti di loro proprio per reati legati alla corruzione, candidati e poi eletti su iniziativa dello stesso Berlusconi. E’ possibile capirci qualcosa? Anche perché contemporaneamente, in tutta questa campagna moralizzatrice e anti corruzione del premier, il Sottosegretario Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, presenta le sue dimissioni al Presidente del Consiglio che però le rifiuta. Una burla anche questa, sicuramente… Come l’ultima sortita di Berlusconi sulle intercettazioni telefoniche; quell’orribile strumento che ha permesso ad esempio di scoperchiare la corruzione legata al G8 della Maddalena e, tra le altre cose, di far sapere agli abruzzesi che mentre le loro case crollavano sotto le scosse del terremoto e a decine morivano sotto la macerie, un imprenditore si sganasciava dalle risate al pensiero dei soldi guadagnati con la ricostruzione. “Una vergogna” e “un sistema barbaro” anche le intercettazioni, ha tuonato furente anche stavolta il premier. Si potrebbe continuare con altre surreali situazioni, ma queste mi appaiono già abbastanza per non farmi più capire il Paese in cui viviamo. Rintracciare un briciolo di sensatezza e razionalità in tutto quello che sta accadendo appare davvero un’operazione temeraria anche per l’Astolfo di ariostesca memoria; molto più semplice forse ritrovare il senno perduto di Orlando. E così mi rimane una sensazione inquietante: anche gli italiani onesti e che reclamano giustizia finiranno prima o poi come il Signor Perelà?
Marco Galice
C’è un romanzo di Aldo Palazzeschi, intitolato “Il codice di Perelà”, in cui il protagonista, un omino ingenuo e onesto, si ritrova catapultato sulla terra e comincia a conoscere questo mondo a lui sconosciuto ma apparentemente affascinante. Le ingiustizie, le assurdità e le regole infrante che a poco a poco scopre, lo portano infine a fuggire di gran lena tra gli insulti e gli sputi della folla. Dopo la sentenza sul caso Mills, culmine degli accadimenti politici delle ultime settimane, ho avuto la sensazione di ritrovarmi immerso in quel mondo assurdo in cui viene calato il Sig. Perelà, nel quale ragione, raziocinio e buon senso vanno letteralmente in frantumi. Intanto la surrealtà di quanto sentenziato dalla Corte di Cassazione, che tra l’altro non ha fatto altro che applicare la legge: il reato di corruzione, per essere punito, doveva cominciare nel 1999 e non nel 2000, pertanto l’accusa a carico dell’avvocato Mills cade in prescrizione. Chi è che lo ha deciso? Il Governo presieduto dalla persona indicata come corruttore dell’avvocato, che approvò nel 2005 la famosa legge Cirielli con cui si riducevano appunto e assai casualmente i tempi della prescrizione. Però, dal momento che il reato è stato commesso, il reo, ovvero l’avvocato Mills, deve comunque risarcire 250.000 euro per danno d’immagine. A chi? Alla Presidenza del Consiglio italiano, presieduta dalla stessa persona indicata dalla sentenza come corruttore, cioè Silvio Berlusconi. E’ uno scherzo? Una barzelletta? No, è la realtà; tuttavia e paradossalmente meno surreale dei commenti trionfali di due curiosi personaggi della politica italiana dopo la sentenza: il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto (ex piduista), e il Ministro della Difesa Ignazio La Russa. “Il minimo che si può dire è che la gestione di rito ambrosiano della giustizia è andata incontro ad una dura sconfitta” ha detto Cicchitto; “Volevano tenere in vita un processo morto”, gli ha fatto eco La Russa. In pratica, di fronte ad una sentenza definitiva che conferma la corruzione di Mills e l’esistenza di un corruttore, che probabilmente conoscono, i due esimi esponenti del Pdl sono stati capaci di sorvolare completamente sulla gravità accertata del reato per deplorare chi ha cercato di punire un reato e applicare la giustizia. E’ uno scherzo anche questo? Purtroppo no. Anche perché il copione si è già visto quattro volte in passato quando la prescrizione dei reati ha evitato la condanna a Silvio Berlusconi grazie a leggi da lui stesso promosse e approvate: la corruzione con soldi Fininvest di un giudice (nel lodo Mondadori), l’illecito finanziamento di un partito nel caso All Iberian, il falso nei bilanci Fininvest e nell’acquisto del calciatore Lentini. Quisquilie. I commenti alla sentenza Mills comunque non devono stupire più di tanto, perché epilogo evidentemente fomentato di singolari concezioni della giustizia e della corruzione sfornate a più riprese in queste settimane dallo stesso Berlusconi. In primo luogo quando scoppia lo scandalo del G8 alla Maddalena che porta a scoprire corruzione su appalti milionari con cifre da brividi e contorni stomachevoli (regali, regalini, assunzioni, case, macchine, massaggi ecc. ecc). “E una vergogna” il commento virulento e indignato del premier alla diffusione della notizia e dei primi arresti. Una vergogna la corruzione scoperta? No, una vergogna l’inchiesta dei giudici, che si sono permessi di ficcare il naso in questa squallida vicenda. Evidentemente però un po’ di corruzione, nonostante le invenzioni dei noti magistrati comunisti sparsi per i Tribunali italiani, ci deve essere nel nostro Belpaese (non a caso l’assessore ai lavori pubblici Pdl di Milano viene beccato con una tangente di 5.000 euro nascosta in un pacchetto di sigarette); perché infatti, forse spaventato dai sondaggi in vista delle elezioni regionali, e dopo aver definito una vergogna le indagini sulla corruzione del G8 alla Maddalena, Berlusconi decide di ergersi a moralizzatore della vita politica italiana con due annunci ad effetto: nessuna persona indagata nelle liste elettorali del Pdl nella tornata elettorale del 28-29 marzo e un Ddl anticorruzione da approvare in fretta e furia. E’ uno scherzo anche questo? Nel Parlamento siedono già decine e decine di Deputati e Senatori condannati, prescritti, indagati, imputati o rinviati a giudizio; solo nel Pdl, secondo le stime di Marco Travaglio e Peter Gomez sono esattamente 56, molti di loro proprio per reati legati alla corruzione, candidati e poi eletti su iniziativa dello stesso Berlusconi. E’ possibile capirci qualcosa? Anche perché contemporaneamente, in tutta questa campagna moralizzatrice e anti corruzione del premier, il Sottosegretario Nicola Cosentino, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, presenta le sue dimissioni al Presidente del Consiglio che però le rifiuta. Una burla anche questa, sicuramente… Come l’ultima sortita di Berlusconi sulle intercettazioni telefoniche; quell’orribile strumento che ha permesso ad esempio di scoperchiare la corruzione legata al G8 della Maddalena e, tra le altre cose, di far sapere agli abruzzesi che mentre le loro case crollavano sotto le scosse del terremoto e a decine morivano sotto la macerie, un imprenditore si sganasciava dalle risate al pensiero dei soldi guadagnati con la ricostruzione. “Una vergogna” e “un sistema barbaro” anche le intercettazioni, ha tuonato furente anche stavolta il premier. Si potrebbe continuare con altre surreali situazioni, ma queste mi appaiono già abbastanza per non farmi più capire il Paese in cui viviamo. Rintracciare un briciolo di sensatezza e razionalità in tutto quello che sta accadendo appare davvero un’operazione temeraria anche per l’Astolfo di ariostesca memoria; molto più semplice forse ritrovare il senno perduto di Orlando. E così mi rimane una sensazione inquietante: anche gli italiani onesti e che reclamano giustizia finiranno prima o poi come il Signor Perelà?
Marco Galice
sabato 30 gennaio 2010
Craxi, immigrati criminali e lotta ai parrucchini
Nuova analisi in tre punti di Vincenzo D'Onofrio
Punto 1
Un'analisi dei fatti politici di questi giorni non può non partire dalla "edificante" affermazione del nostro premier: "Meno immigrati vuol dire meno forze che vanno ad ingrossare le schiere della criminalità". A questa ennesima e impietosa sciocchezza hanno risposto alcune testate giornalistiche e, soprattutto, la Cei. I dati parlano chiaro: il tasso di criminalità tra stranieri ed italiani e pressoché identico. Certo, se si chiede in giro alla gente l'impressione non sarà quella. Ma sfido a non farsi un'idea sbagliata con l'incredibile lavoro dei TG nazionali impegnati nell'attacco al capro espiatorio: l'immigrato. In Italia è tutta colpa di quei poveri cristi che scappano da una vita terribile in cerca di una speranza. Ma come rispondere a questi dati dell'Istat e della Cei? Un vero problema che ci spiazza. Vuol dire che si cerca di imbrogliare la gente per guadagnare consensi? Ma no! Si cavalca il populismo più bieco per strappare un applauso alla folla ignorante e mediaticamente ipnotizzata? Non ci credo! Ma allora, se non sono gli stranieri, chi ingrossa le schiere della criminalità sempre più forte in Italia (la Mafia è la prima "s.p.a." nella nazione)? Che siano i politici? Il processo breve e soprattutto la nuovissima perla,la legge antipentiti anticipata da La Repubblica, sembra essere una grave prova a carico di questi ultimi. Il mistero continua
Punto 2
Qualche giorno fa mi ha molto divertito (divertimento un po' amaro) un'affermazione di Bill Gates, uno tra gli uomini più ricchi e importanti del mondo, presidente di una fondazione, da lui creata, per la difesa dei diritti delle nazioni più povere e bisognose del mondo. Ha detto di aver messo l'Italia nella "lista della vergogna" (lista con una sola nazione presente) e ha aggiunto: "In Italia si investe più nella lotta alla calvizia che in quella contro la malaria". tutto ciò dovrebbe farci vergognare come dei ladri ma in Italia i ladri non si vergognano più, sono troppo occupati nel gestire le loro campagne elettorali e poi i veri problemi sono altri (vedi punto 1)
Punto 3
Dopo il post di Marco Galice su Craxi, volevo dire anche io due cose su questo personaggio. Il mio però sarà un commento positivo. Parlerò di due suoi mirabili discorsi alla Camera: uno del 3 luglio 1992 e l'altro del 29 Aprile 1993. Riassumendo questi due interventi, oserei dire drammatici dell'ex leader del PSI, esce fuori un'accusa decisa di correità dell'intero Parlamento. Affermò infatti: "Basta con l'ipocrisia! tutti i partiti si servivano delle tangenti per autofinanziarsi, anche quelli che qui dentro fanno i moralisti". Sfidò il parlamento a giurare di non aver utilizzato questo mezzo illegale di finanziamento. Un silenzio ipocrita fu la risposta dei suoi colleghi. Questa orgogliosa accusa di Craxi va ricordata come testimonianza di un malessere delle istituzioni del tempo nella loro totalità. Chi afferma che Craxi sia stato il solo a pagare ha pienamente ragione. Questo però non fa di lui un eroe. Gli errori gli ha compiuti e avrebbe dovuto pagare. Rimangono però coloro che l'hanno fatta franca e che ingiustamente ancora occupano una comoda sedia a Montecitorio o a Palazzo Madama invece che una scomoda sedia a San Vittore o a Rebibbia e che in questi giorni si consultano sull'eventualità di dedicare vie e piazze al buon Bettino che, sulle sue spalle, ha portato le pene di tutti. Io direi di dedicargli il Natale
Vincenzo D'Onofrio
mercoledì 27 gennaio 2010
Saggezza popolare
Analisi in tre punti di Vincenzo D'Onofrio
Punto 1
Voglio parlare di una persona che è incappata nel classico detto: "Fatti i fatti tuoi e campi cent'anni". La persona in questione è Guido Bertolaso. Quest'uomo che fino a pochi giorni fa era spacciato per un eroe dal nostro governo è stato impietosamente bacchettato neanche fosse colui che ha provocato la crisi economica internazionale. Si possono fare alcune considerazioni:
- quello che fai nella vita non è mai abbastanza e basta un alito di vento per far dimenticare ciò che di buono hai fatto.
- se dovessero dipingere la nostra nazione dopo questa vicenda l'immagine migliore sarebbe quella del barboncino con un guinzaglio. Non so se Bertolaso avesse ragione ma ha fatto una dichiarazione importante, immagino dettata dalla sua esperienza nel campo delle emergenze. Questo non è piaciuto allo zio Sam che ne ha chiesto subito la testa. I nostri rappresentanti, fieramente, hanno sbattuto i talloni, hanno raddrizzato la schiena e hanno eseguito senza fiatare. Bella prova di orgoglio nazionale. Succubi degli Usa? Yes we can, come sempre.
Punto 2
Memorabile prestazione dell'onorevole Barbareschi. Famoso per aver definito lo stipendio da parlamentare "non sufficiente" per il suo sostentamento e per la sua lotta contro internet a favore del diritto d'autore è incappato anche lui in un altro famoso detto: "chi predica bene razzola male". Nella sua trasmissione di cui mi onoro di ignorare il titolo si è reso protagonista di un furto bello e buono ai danni del blog Spinoza.it baluardo della satira web in Italia. Alcune delle battute degli utenti sono state utilizzate dagli autori del programma (di cui quattro sono sedicenti membri del forum di Spinoza). Barbareschi ha subito recitato la parte dell'indignato dalle polemiche. Ha infatti affermato: "Ma come, quando ho fatto la proposta di legge per il diritto d'autore per far pagare chi distribuisce nel web materiale prodotto da altri il popolo della rete è insorto e ora che ho fatto la stessa cosa ma al contrario ci sono tutte queste polemiche?" Ci vorrebbe un applauso. Bisognerebbe spiegare all'onorevole che spesso ciò che viene immesso nella rete contrasta un mercato con prezzi esorbitanti dove le case di produzione, le televisioni e i vari network lucrano sugli artisti o forti della loro posizione impongono mercati poco concorrenziali e con scarsa offerta di contenuti costringendo l'utenza a pagare troppo per i prodotti migliori. Lui invece ha approfittato di materiale gratuito per arricchirsi personalmente (riceve uno stipendio da La7 per questo spettacolo). Prendiamola come una provocazione ma penso che la causa di tutto sia una carenza di idee. Serviva la polemica per farsi pubblicità. State tranquilli però: in poco tempo cadrà nell'oblio mediatico che tale trasmissione merita
Punto3
Trovo sempre interessante quando in Italia si parla di piano casa, ponti sullo stretto, condoni edilizi e poi puntualmente per un terremoto, per una fuga di gas o per un difetto strutturale case intere vengono giù come castelli di carta portandosi con loro vite umane. Gli esempi si sprecano: L'Aquila, perchè la terra non uccide nessuno ma sono le case costruite senza leggi antisismiche che ammazzano la gente; Messina, perchè forse lo avete dimenticato ma c'è stato qualche problemino anche li per qualche pioggia di troppo; Favara, l'ultimo in ordine di tempo dove due bambine si sono viste portare via le loro giovani vite a causa dell'incuria dell'uomo. In Italia servirebbe una politica seria sull'edilizia, sulla ristrutturazione degli immobili nei centri abitati, una lotta concreta contro l'abuso edilizio. Invece politici senza scrupoli, a livello locale e nazionale, permettono lo sfacelo dei nostri centri, dei nostri paesi, delle nostre case. Alla ricerca di consensi o di qualche voto in più non si rendono autori di politiche efficaci per la salvaguardia del territorio e mentre continuano con le loro sfavillanti promesse, tra l'altro puntualmente disilluse, la nazione crolla come un muro vecchio e pericolante e la situazione va sempre più peggiorando. Verrebbe da dire "dalla padella alla brace".
Vincenzo D'Onofrio
lunedì 25 gennaio 2010
Cronache di una simpatica nazione sottosopra
Analisi degli ultimi avvenimenti politici italiani
La situazione politica di questi mesi sta vivendo una fase di bonaccia. Esclusi incidenti con souvenir vari e conseguenti punti recuperati nei sondaggi nulla sta movimentando la vita politica del paese. Il governo ha perso la voglia di snocciolare dati incoraggianti da sbandierare nei vari TG. Neanche i dati dell'inflazione possono essere letti con l'ottica iper-ottimistica del premier in quanto più che un successo economico è lo specchio di una triste e desolante rinuncia al consumo della società. Inoltre gli ultimi dati sulla disoccupazione non possono essere spacciati per un dato positivo e di conseguenza hanno invitato il premier ad eliminare la voce dalla lista "le mirabolanti imprese del governo". In attesa di risolvere l'enigma che attanaglia il paese: la crisi, c'è o non c'è? Ci ritroviamo ad affrontare i quotidiani problemi dovuti ad un mal governo ormai cronico. L'ottimismo raccomandato a trentadue (forse di più?)denti del premier in nome di una crisi passata o addirittura inesistente svanisce con la promessa abiurata di una riduzione delle tasse a causa di una persistente... crisi. Sì, vi capisco. A seguire questa avvincente vicenda viene un gran mal di testa. Ma i dolori sono altri e sono anche tanti. Il governo deve ringraziare l'assidua e fedele opera dei direttori delle testate giornalistiche-televisive che difendono, agli occhi del popolo teledipendente, l'operato apatico dell'esecutivo. In questo momento nemmeno un'estemporanea e brillante dichiarazione di Brunetta su chissà quale fantasmagorico risultato del suo leggendario operato potrebbe aiutare la maggioranza. Nemmeno una gioiosa promessa del premier provocherebbe palpiti di cuori, al massimo un'attenta visione dei cronometri alla ricerca del nuovo record mondiale nelle smentite con il marchio di fabbrica "sono stato frainteso", "non ho mai detto una cosa del genere" "comunista!" (cosi, gratis. Tanto per gradire). Visto, quindi, questo momento di debolezza potrebbe essere il momento di un serio attacco politico al governo. Forse è il caso di mettere in guardia la popolazione sulla deriva politica della destra. Sarebbe forse il momento di proporre al paese un'opposizione con un'idea seria di governo per risollevare le sorti di questo paese sfortunato....pensandoci no, non è il caso. Almeno cosi sembra guardando quei simpatici zuzzurelloni del PD. Sembra che facciano tutt'altro. Forse la loro intenzione è quella di restare sempre lì, a non contare niente (avrei usato la parola opposizione ma ho avuto paura di turbare la sensibilità dei lettori mettendola subito dopo la sigla PD). Forse neanche sanno che per governare un paese ci vogliono idee, progetti di governo o almeno bisogna far finta di avere tutto ciò (un po' come i loro rivali) ma neanche quello, non fanno nemmeno quello. Ciò che è sicuro è che non sanno che il loro operato dovrebbe (dovrebbe!) essere diretto a migliorare le condizioni del popolo e il loro fine ultimo dovrebbe essere quello di servire la nazione. Invece sono troppo occupati a giocare, come fosse un gioco da tavolo,sulle poltrone e sulle candidature. La faccenda delle elezioni in Puglia ne è l'emblema. Ad un governatore che ha governato bene e che è sempre stato vicino ai suoi concittadini (l'incredibile successo ottenuto alle primarie ne è la conferma) hanno contrapposto un uomo che ha il pregio (spero per lui non l'unico) di piacere all'Udc. Questo tipo di mentalità allontana questo partito ( o masnada di saltimbanchi della politica) dalla gente che ormai non ha fiducia nei mezzi del Pd. Che dire? Aspettiamo l'illuminazione dei dirigenti di questo partito? Aspettiamo un passo indietro da chi ormai non ha nulla da offrire e si è giocato ogni credibilità politica? Be aspettiamo, ma intanto mettetevi comodi che c'è tempo.
Vincenzo D'Onofrio
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mercoledì 20 gennaio 2010
Ma perché riabilitare Bettino Craxi?
Il nuovo pezzo di Marco Galice sulla beatificazione in atto dell'ex leader del psi
Ma perché riabilitare Bettino Craxi? A parte il buonismo, il riflusso emotivo e le rivincite ideologiche, quali sono le vere ragioni politiche e morali per rivalutare oggi l’uomo, chiedendone come a Milano e in tante altre città l’intitolazione di vie e piazze? Che cosa ha prodotto di positivo e incancellabile per il Paese, tanto da rendersi opportuno un omaggio imperituro?
Si dice, in particolare, che è stato uno strenuo avversario del comunismo sovietico e delle sue degenerazioni dittatoriali, che è stato tra i più convinti sostenitori della causa palestinese, che ha avuto il coraggio di opporsi all’arroganza americana nella rovente vicenda dell’Achille Lauro, che sostenne apertamente l’ingresso del nuovo Pds nel Partito socialista europeo. Si tratta a ragione veduta di meriti reali che gli vanno senza dubbio riconosciuti ma che, nel ragionamento complessivo, somigliano tremendamente, con i dovuti paragoni, alle motivazioni che tanti nostalgici del ventennio utilizzano per riabilitare Mussolini: ha bonificato l’Agro pontino, ha cambiato la Lira a quota 90, ha incentivato la produzione industriale italiana, faceva arrivare puntuali i treni…
Basta questo oggi per riabilitare la figura di Bettino Craxi, definendolo un grande statista per la sua politica riformatrice del Paese? Basta questo a cancellare o ignorare il peso più vergognoso che grava sulla sua persona, ovvero quello di pregiudicato e corrotto? Non sono i pregiudizi politici ad affermarlo ma i fatti storici: la condanna definitiva a 5 anni e 6 mesi per corruzione nel processo Eni-Sai e quella a 4 anni e 6 mesi per finanziamento illecito per le mazzette della metropolitana milanese; a queste si aggiungono le sentenze in appello cadute in prescrizione per la sua morte: 4 anni e una multa di 20 miliardi di lire in primo grado per il caso All Iberian; 5 anni e 5 mesi in primo grado per tangenti Enel; 5 anni e 9 mesi in appello per il Conto Protezione; 3 anni in appello bis per il caso Enimont. N
Non sono forse la corruzione e il degrado morale il peggior fallimento per un politico? La peggiore macchia che niente e nessuno può cancellare nel momento in cui un uomo si mette al servizio del Paese? Tutto questo non si può ignorare né cancellare. Né si può tentare di farlo invocando gli eccessi e gli errori giudiziari di Tangentopoli, su cui è pur lecito aprire una riflessione, dato che come dimostrano le sentenze non ci furono certo errore ed eccesso nei confronti dell’ex segretario socialista. Oltre alle condanne, si possono infatti negare a Craxi pesanti e dirette personalità nella crisi morale della politica, nella corruzione del suo sistema, nel degrado delle istituzioni negli anni in cui ha ricoperto i più alti incarichi di partito e di Governo? Proprio lui che questa corruzione l’ammise candidamente in un suo memorabile intervento nelle aule del Parlamento? E per quali meriti allora si celebra oggi la sua figura di statista? Si dice per la sua politica riformatrice che favorì il secondo boom economico dell’Italia negli anni ’80. Ma è proprio su questo aspetto che vale la pena una riflessione, perché è proprio in quei suoi quattro anni consecutivi di Governo che il debito pubblico passò da 234 a 522 miliardi di euro (dati valuta 2006) e il rapporto fra debito pubblico e Pil passò dal 70% al 90%. Una voragine che oggi ci portiamo dietro come un macigno e che sta irrimediabilmente condizionando la vita delle giovani generazioni. E fa sorridere oggi ascoltare i riabilitatori di Craxi, da Berlusconi a Cicchitto, da Bonaiuti a Tremonti, passando per buona parte degli stati generali del Pdl, lamentare costantemente la difficile situazione economica dell’Italia per il “grande debito ereditato a causa di chi ha governato prima di noi”. E chi è che "ha governato prima di loro"? Non sono stati forse Craxi ed il pentapartito a gestire allegramente in quegli anni i conti pubblici con le baby pensioni, le assunzioni pubbliche a valanga, le lottizzazioni, a far saltare in aria gli equilibri economici del Paese e a provocare in larga parte quella voragine di debito che ci troviamo? Non sono stati loro a lasciargli questa eredità? Ma soprattutto, in quali partiti militavano gli attuali accusatori del debito pubblico ereditato? E’ memoria storica inestinguibile la militanza in quegli anni di Cicchitto, Bondi, Tremonti, Brunetta e dell’80% dei dirigenti del Popolo delle Libertà nel Psi, nella Dc, nel Pli, nel Pri e nel Psdi. E Berlusconi? Per chi mai votava in quegli anni? Quale partito e quali politici sosteneva negli anni della corruzione e del debito pubblico? Le sue responsabilità, e quelle di chi oggi siede al Governo dopo essersi rifatto una verginità politica con cui si pretende spogliato della sua cogestione del potere negli anni ’80 e delle scelte politiche che oggi ci lasciano un Paese in ginocchio, sono eloquenti. Si possono forse nascondere agli occhi degli italiani, come tante cose e vergogne si sono nascoste purtroppo nella nostra storia repubblicana, ma non si possono certamente cancellare.
Marco Galice
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