venerdì 16 aprile 2010

"Fate finire in fretta questo teatrino"





Un po' di cronaca. Marco Galice ci parla di cosa sta succedendo a Civitavecchia riguardo alla Centrale elettrica


Le Commissioni parlamentari d'inchiesta, è storia nota della Repubblica italiana, non hanno mai portato a nulla. Sono la scappatoia preferita e privilegiata del Parlamento quando qualche scandalo rischia di incrinare privilegi e mettere spalle al muro caste e potentanti. Quando bisogna far calare il silenzio su qualche imbarazzante scandalo la prima e sempre bipartisan risposta che si leva dalle aule di Camera e Senato è sempre la stessa: “Istituiamo una Commissione d'inchiesta!” A memoria d'uomo non si ricordano Commissioni che abbiano determinato al termine delle loro indagini arresti eccellenti e condanne esemplari. Gli esempi da citare potrebbero essere decine: dallo scandalo della Banca romana, nel lontano 1892, alle più recenti Commissioni sulla P2, sulla mafia, sul terrorismo, sul rapimento di Aldo Moro, sull'uranio impoverito. Chi è mai finito in manette al termine dei lavori parlamentari? La sensazione corale che si prova al termine di queste costose Commissioni (pagate ovviamente in surplus con soldi pubblici) è quella di un ulteriore insabbiamento della verità. E così ieri anche Civitavecchia, dopo la tragica morte di Sergio Capitani, ha avuto l'onore di finire all'attenzione dell'ultima Commissione parlamentare d'inchiesta promossa nel corso della vigente legislatura, quella chiamata a fare luce sulle cosiddette “morti bianche”. Chi si aspettava finalmente un'autorevole istituzione pronta ad indagare senza remore e a scavare nel torbido incurante di potentati e lobby è rimasto deluso. Al termine della giornata di eccellenti audizioni (Comune, Provincia, Regione, Enel, Asl ecc. Ecc.) il senatore Oreste Tofani ha solennemente sentenziato: . Ci ha segretamente svelato, insomma, che è stato vittima di sé stesso e della propria scarsa competenza su un luogo di lavoro in cui doveva per primo garantirsi la sicurezza. Nessun accenno al fatto che una parte di tubo è letteralmente schizzata, che un getto di ammoniaca sparata a pressione inaudita lo ha investito in pieno volto scaraventandolo a cinque metri di distanza. Se Capitani fosse stato , ci sono venuti a raccontare, probabilmente non sarebbe morto. Il tubo schizzato e l'ammoniaca sparata in pieno volto sono stati a quanto pare eventi che si potevano, se non dovevano, mettere in conto; e per i quali Enel e ditte operanti nel cantiere non sembrano chiamate a dover rispondere. Due le considerazioni. La prima: è davvero possibile che Senatori della Repubblica, pagati profumatamente, possano venire tranquillamente a Civitavecchia, dopo tre incidenti mortali a Tvn, a dirci che Sergio Capitani è morto perchè inesperto? E' mai possibile che si possa aver riversato le principali responsabilità di un tragico incidente su chi oggi non è nemmeno in grado di difendersi? E' mai possibile che si possa completamente soprassedere sulle responsabilità di chi quella centrale l'ha progettata e costruita definendoa un sempio di efficienza e sicurezza mondiale? Posso solo immaginare lo stato d'animo dei famigliari di Sergio, che in questo momento possono trovare una minima consolazione soltanto nell'accertamento della verità e nell'applicazione della giustizia, dopo aver sentito le parole del Senatore Tofani. Forse avranno sentito morire Sergio una seconda volta. La seconda considerazione. Nessuno, dopo le parole del Senatore Tofani, ha avuto un sussulto di indignazione. Nessuno, soprattutto tra le istituzioni e tra i politici cittadini, provinciali e regionali, ha sentito la necessità di manifestare quantomeno un disagio o un moto di orgoglio. C'è stato al contrario chi, come il Capo centrale di Tvn, l'Ing Ivano Ruggeri, ha avuto anche la spavalderia di affermare che il loro obiettivo è “zero infortuni”. Per adesso dovrebbe ricordarsi che i fatti parlano di tre morti e diversi feriti in soli due anni; tanto bastava per evitare almeno ieri e in quella sede una simile sfrontata dichiarazione e per andarsene via in silenzio e a testa china.
Rimane la rabbrividente sensazione, allora, che si stia ripetendo il copione già visto con le morti di Michele Cozzolino ed Ivan Ciffary. L'iniziale cordoglio e indignazione di politici, sindacati e istituzioni, l'Enel che nega responsabilità e celebra la sicurezza di Tvn, lo sciopero di una giornata dei lavoratori e poi...calato il silenzio e ripresa la normalità, una cappa di indifferenza per non disturbare le inalazioni di carbone e i profitti dell'Enel. Questa volta, a quanto pare, si è aggiunto un pochino di indignazione e di spettacolo in più, con una ordinanza di chiusura della centrale, pomposamente annunciata all'inizio di 15 giorni e poi subito ridotta a cinque, e la visita di una Commissione parlamentare d'inchiesta che ci ha illuminato sulla morte di Capitani. Una sola richiesta allora: se il finale del film è quello che già conosciamo bene, allora fatelo finire in fretta questo teatrino. Per rispetto di Michele, Ivan e Sergio e delle loro famiglie distrutte dal dolore.

Marco Galice

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