Articolo di Marco Galice su Massimo D'Alema
"Il Pdl senza L” è la pungente etichetta con cui Beppe Grillo ama definire il Partito Democratico. Il perché di questa definizione che fa sovente irretire molti militanti del Pd credo trovi magistralmente risposta nella furibonda contesa che ha visto protagonista martedì sera a Ballarò Massimo D’Alema con il Vice Direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Persona a mio avviso irritante per la sua perenne ed adulante difesa di Berlusconi ed il suo inconsistente giornalismo, ma che martedì sera ha avuto il merito di far esplodere nel vero senso della parola una di quelle plateali contraddizioni nella sinistra “democratica” italiana che tanti consensi ha fatto e continua a far perdere tra gli elettori. Perché quella di D’Alema è stata davvero una figura meschina. Non solo per la veemente offesa gridata in diretta a Sallusti, un “vada a farsi fottere” degno del più vigoroso e smagliante La Russa, ma perché nel merito della diatriba scatenatasi l’ex Presidente del Consiglio ha preteso di arrogarsi una imbarazzante ragione che ragione non può essere.
Messo spalle al muro da Sallusti circa il suo bell’appartamento ottenuto in locazione ad equo canone da un ente pubblico a metà anni 90’, si è difeso nel tipico stile berlusconiano e pidiellino gridando ai quattro venti che non c’era niente di illegale in quell’affitto ad equo canone con cui si garantiva una comoda e spaziosa casa. Più o meno, guarda caso, la stessa difesa ululata pochi minuti prima dai vari esponenti del centrodestra ospiti in studio per difendere il dimissionario Scajola; e la stessa identica giustificazione urlata dallo stesso Ministro per motivare quella casa con vista Colosseo acquistata sottocosto.
Non c’è alcun reato, infatti. C’è una questione morale, tuttavia, grande come un macigno, nel momento in cui Scajola, anche appurato che la sua casa non sia stata acquistata in nero, ha visto agevolato l’acquisto della sua abitazione in virtù della sua potente carica politica e dei suoi rapporti con alcuni palazzinari; e c’è una questione morale nel momento in cui D’Alema, con il lauto stipendio da parlamentare, ha utilizzato ad equo canone un appartamento assegnatogli da enti pubblici mentre giovani lavoratori o disoccupati facevano la fame per pagarsi l’affitto o il mutuo della loro molto più modesta casa.
Questo è il punto. La moralità che tanti, troppi politici invocano e pretendono ma che scivola letteralmente sotto le scarpe quando si tratta di doverla sposare in prima persona. E’ morale, vorrei chiedere a D’Alema, con lo stipendio da deputato ed il reddito a cinque zeri che dichiara, aver usufruito di un appartamento dato in locazione da un ente pubblico a un prezzo stracciato mentre allora come oggi milioni di italiani, anche suoi elettori, arrancano per arrivare a fine mese? E’ stato un comportamento esemplare e coerente ai principi per i quali la sinistra, o quello che ne è rimasto, ad ogni elezione chiede consenso e fiducia a chi vive tra indescrivibili difficoltà lavorative, abitative, sanitarie, sociali?
Nel corso della trasmissione il Sindaco di Firenze Renzi è stato sublime quando ha messo a tacere Lupi che si ostinava a strombazzare giustificazioni per Scajola.
Marco Galice
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