martedì 11 novembre 2008

Che la disinformazione non vincoli il nostro giudizio!‏


Oggi scrive sul blog Giuseppe Arlacchi. Nel suo post affronta il problema dei media e del giustizialismo. L'argomento è serio: la mafia nelle istituzioni. Una delle cose più gravi che può capitare in uno stato civile. Ma se il mostro sbattutto in prima pagina fosse innocente? Siamo il paese dei politici corrotti dalla mafia ma non dimentichiamo che siamo anche il paese del caso Tortora


Il caso-Gioia Tauro, di recente accadimento (in breve: sindaco e vice-sindaco arrestati, così come il sindaco di Rosarno, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa), mette in luce ancora una volta un problema che, senza timore di essere smentito, oserei definire annoso, violento e razzista: la disinformazione (avete letto bene: DIS-informazione) giornalistica, mezzo micidiale atto a gettare fango sulle persone "colpite" dal "provvedimento" del giornalista (o giornalaio?) di turno. Vivere in una società "mediatica" come quella attuale determina infatti due fattori di rischio per la "verità": il potere di formare l'opinione pubblica viene conferito ai mass media; di conseguenza, tutto ciò che i mezzi di informazione non riportano ufficialmente non esiste.

Quante volte, leggendo o ascoltando alla radio una notizia che ci informa di collaborazioni più o meno strette tra politica e "mafie", abbiamo esclamato: "Che schifo!". Quante volte, di fronte a qualche arresto eccellente, si è detto: "Siamo nelle mani di gente disonesta". Espressioni sacrosante, provenienti dall'intimo più profondo, che chiunque, credo, abbia fatto più di una volta in vita sua.

Beh..col post odierno invito tutti quanti voi a prender "con le molle" quanto giornali, TV e radio sparano il più delle volte senza fondamento, nè senso di responsabilità. Nel caso in questione i tre capisaldi sui quali secondo la stampa (non è lecito sapere se anche secondo la procura, o meglio qualcosa si sa ma non in via ufficiale) si sarebbe basato l'arresto, non esistono o non esistono secondo quanto riportato. Dire a cuor leggero, facendo pure e semplici speculazioni e ricostruzione dei fatti "sui generis", che il sindaco di Gioia Tauro "fosse disponibile ad uniformare le scelte dell'ente Comune agli interessi della cosca Pxxxxxxli" fino a "far modificare il progetto dello svincolo dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria" è quanto di più grave ed infangante possa essere scritto verso una persona all'unanimità riconosciuta come onesta, responsabile e disponibile. La verità è un'altra ed è storicamente provata. Ma questo, chi legge i giornali o guarda il tg, non lo sa. Dire che l'avvocato Pxxxxxxli "lavorasse" per i due Comuni è, poi, quanto di meno reale si potesse scrivere: un conto è chiedere di poterlo fare (dopo aver ottenuto la relativa autorizzazione nientedimeno che dal Tribunale stesso!) altra cosa è collaborare attivamente, cosa che non è MAI accaduta ma che, ahimè, è così descritta da fiumi di inchiostro sporco. Dire che il Sindaco ha firmato l'atto col quale autorizzava questa "presunta collaborazione", poi, raggiunge l'apice della disinformazione: all'epoca del fatto l'Autorità in questione versava in gravissime condizioni di salute in un noto ospedale romano. Ma questo nessuno lo scrive, nessuno lo dice per radio o TV, e di conseguenza nessuno lo sa.

Il problema della disinformazione, ovviamente, coinvolge i più disparati settori della vita sociale (la politica in primis, e negli ultimi giorni ne abbiamo avuto una dimostrazione) e le tecniche di disinformazione sono molteplici e tutte pericolose: l'inserimento della notizia in un certo contesto piuttosto che in un altro, il titolo, addirittura il materiale fotografico ma sopratutto la decontestualizzazione storica, che nel caso di cui ho parlato è stata imbarazzante.

Con questo post non voglio certo screditare il lavoro di tanti giornalisti che quotidianamente raccolgono informazioni tentando di riprodurle nella maniera più coerente alla realtà. Chiudo, piuttosto, lanciando un appello al giornalista disonesto e al popolo lettore: a lei, giornalista, chiedo che non sia l'ideologia, la simpatia o l'antipatia, a guidarla nel suo lavoro di ricerca e informazione; e invito Lei, popolo, a non cadere con facilità nella trappola diabolica del giudizio disonorante ed irrispettoso.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Quello che è successo a Gioia Tauro e Rosarno non è altro che una caccia alle streghe: cieca, crudele, cinica.
Smerdare delle persone su giornali e media sulla base di prove quantomeno discutibili (e mi correggo, non prove, che si formano in contraddittorio in Udienza, ma piú precisamente ipotesi) non è degno di un paese che si autodefinisce "civilizzato". Tortora é l'esempio, ma molti altri come lui hanno dovuto assistere passivamente alla distruzione della loro esistenza senza potersi difendere, senza poter replicare, senza una scusa dopo la successiva assoluzione.
Quelle che sono le accuse contro i sindaci cadranno, i danni che essi avranno subìto invece segneranno le loro vite per sempre.
Chì pagherá per questi?