mercoledì 26 novembre 2008

AD OGNUNO IL SUO CROCIFISSO



Di questi giorni la decisione di un tribunale spagnolo che proibisce l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Il nostro Furio ci espone il caso e ci illustra la sua opinione in merito.


Un giudice del Tribunale di Vallalolid, Spagna, proibisce l’esposizione del crocifisso nelle aule e nei luoghi comuni di una scuola pubblica,imponendone la rimozione. “Libertà di religione e di culto, carattere laico e neutrale dello Stato”, questa la motivazione del provvedimento. E la polemica si riapre anche in Italia riproponendo antiche divisioni tra laicisti,laici e clericali.

Un approccio al problema che tenga conto della pluralità delle credenze e dei culti porta a due strade, entrambe percorribili e percorse: quella del laicismo, cioè proibire l’esposizione di tutti i simboli religiosi ( dallo Chador al Bourka, dal Foulard al Crocifisso); quella della laicità, cioè consentire a tutti di manifestare liberamente il proprio credo in un’ottica di rispetto reciproco.

Ma per amore della coerenza non se ne può considerare una terza ( che taluni laicisti pure percorrono) che calpesti le religioni tradizionali invocando una interpretazione ampia della laicità solo per i culti minoritari.

Eppure io, cattolico, non mi sento minimamente offeso quando incontro una ragazza col volto coperto dal Hijab, o dal fatto che la mia università riconosca festività ebraiche o di altre religioni. Mi  sarei sentito offeso invece a non vedere nella mia aula alle elementari il Crocifisso così come sarei stato al fianco di una ragazza islamica se le avessero proibito di entrare in classe per via del suo Bourka.

Potrebbe allora sostenersi che nessuno proibisce di portare con sé un crocifisso, altra cosa invece è l’ esposizione in una scuola pubblica. Quasi l’intangibilità dell’aggettivo pubblico, qualcosa che per rendersi super partes deve per forza essere privo di colore, di lineamenti, di forma. Ma così non è. Il pubblico è sì super partes ma è anche lo specchio di una società con i suoi costumi, i suoi usi, la sua storia. E una religione è parte integrante della cultura di un popolo.

La fede è amica dell’uomo, parte di sé e la storia non molto lontana ( per es. Urss) è testimone del fallimento dei regimi che hanno provato ad annientare un credo e a ridurlo a fenomeno puramente interiore.

Oggi i tempi per una “nuova  costruzione degli Stati Uniti d’America ” sono maturi. La globalizzazione porta con sé troppo spesso arrivismo e individualismo. Uno Stato che voglia affrontarla senza limitarsi agli aspetti meramente economici ha bisogno di coinvolgere anche le religioni nella costruzione di un humus di valori dei quali il rispetto sia la premessa e la solidarietà il punto d’arrivo.

8 commenti:

Scorretto ha detto...

Personalmente percorro una quarta strada: sì ai simboli delle nostre religioni, no a qualunque altro simbolo. Da noi le confessioni "ufficiali" sono quella cattolica e quella evangelica. Punto. Nessun altra confessione, dunque nessun altro simbolo.
NB: non sono un cattolico praticante, anzi sono ben lungi da potermi definire cattolico o addirittura cristiano. Ma il cristianesimo fa parte volenti o nolenti della nostra tradizione, e cancellarlo con un colpo di spugna per non dare fastidio agli altri non è tolleranza, è sottomissione.

Anonimo ha detto...

Questo commento è segno di profondo rispetto e intelligenza.Sono D'accordo con te

Amalia S.

Anonimo ha detto...

cari io nn sn daccordo. so che è un argomento molto delicato...ma perchè impedire in Italia il bourka così come nei Paesi dove il cattolicesimo è minoranza impedire ai cattolici di fare Chiese o manifestare il proprio Credo... E' un modo per rispettare ed essere rispettati... L'autore.

Unknown ha detto...

Be sarei d'accordo se ci fosse una religione "ufficiale". Ma in un paese laico dove al massimo si prendono degli accordi particolari con alcune di queste (vedi italia con chiesa cattolica) una religione preminente non c'è. Io che sono una persona religiosa e praticante non sento la necessità di avere una scuola "religiosa". Questo non per favorire altre religioni ma perchè la fede dovrebbe essere un elemento privato. Quindi crocefisso e insegnamento di "religione" non mi trovano d'accordo, chi vuole studiare religione dovrebbe andare nelle parrocchie ad approfondire la propria cultura religiosa. Lo stato, in quanto laico, dovrebbe essere esentato da quest'onere.

Unknown ha detto...

Mi era sfuggita la frase di Luca. La questione della tradizione non funziona. Partiamo dal presupposto che io sono per togliere i crocifissi non per il rispetto di altre religioni ma perchè convinto che essendo laico nell'edificio non dovrebbe esserci niente che rappresenti una supremazia di una religione su un altra visto che per lo stato questa supremazia non esiste. Per l'articolo 19 della repubblica italiana chiunque può professare la propria fede religiosa. l'individuo quindi, non lo stato. Durante il liceo e ancora oggi ho la mia bella croce sotto la maglia, se una ragazza islamica vuoe portare il velo dovrebbe essere libera di farlo. Questo non è sottomettersi, è esercitare un diritto previsto dalla costituzione [http://it.wikisource.org/wiki/Italia%2C_Repubblica_-_Costituzione]

Alessandro Mirra ha detto...

Tra i paesi citati (Spagna, Stati Uniti e Italia) il nostro è l'unico sulla carta (ripeto: sulla carta) veramente laico. In Spagna il primo ministro e i membri di governo giurano davanti al re e al crocifisso, a Gennaio Obama giurerà davanti alla nazione con una mano poggiata sulla Bibbia, da noi questi cerimoniali non esistono. Eppure, per amor di tradizione, continuiamo a comportarci come se avessimo una religione di stato. La questione del crocifisso è una di quelle cose che delineano quest'atteggiamento tradizionalista. Non è offensivo, non c'è niente di male ad avere un simbolo religioso in classe, ma non è giusto che si trovi già lì dal primo giorno di scuola senza che sia stato chiesto alcun parere alle famiglie. Bisogna prima valutare la volontà di queste ultime, magari in consiglio di classe a votazione. Chiaramente, essendo il nostro un paese cattolico la maggioranza si schiererebbe a favore del simbolo religioso, ma almeno si comunicherebbe all'alunno il messaggio che l'abbracciare una religione piuttosto che un'altra, l'essere laici o credenti, è un qualcosa che rientra nella libera formazione della persona e che le istituzioni non solo non abbracciano una dottrina religiosa piuttosto che un'altra, ma non ne sono neanche promotrici, al contrario di come spesso avviene. Le famiglie troppo spesso impongnono la loro religione ai figli senza fornire loro un valido confronto culturale per la formazione spirituale, confronto che solo la scuola può dare.

Anonimo ha detto...

Ciao ragazzi, ho con molta attenzione letto dapprima l'articolo, quindi i vostri commenti!
Io, personalmente posso dire che concordo in pieno con TUTTI quest'ultimi, così come sono in sintonia con Furio!
Sì...non sono diventato tutto matto d'un colpo! So che i pensieri riproposti qui, sono spesso addirittura antitetici tra loro...ma se mi fermo un attimo e rifletto bene sulla questione Religione-Laicità, nel mio profondo non riesco bene a trovare un'opinione ben netta, precisa e che inequivocabilmente riesca a farmi rifiutare aprioristicamente le altre possibili soluzioni!
Sono infatti molto in difficoltà!
Mi spiegherò così:...se dovessi dar libero sfogo al mio pensiero puro, alle mie convinzioni sociali ed ideologiche ( e non già, voglio puntualizzare, puramente religiose: lungi da me recitare omelie in questa sede, anche perchè tutto può dirsi del sottoscritto, fuorchè che sia esso un fermo credente praticante!) di certo non riuscirei a sopprimere la diffidenza verso il "diverso/estraneo/alieno/sconosciuto" e la successiva dose quasi infinita di intolleranza che tale mio atteggiamento ne fa scaturire!
A mente un pò più lucida, sicuramente meno egocentrica ed egoistica, però non posso che rifletter meglio, riuscendo così a ad addolcire prima, per poi addirittura confutare, il precedente mio pensiero: che mi (ci) piaccia o meno, siamo parte di una società da più parti definita civile; che mi (ci) piaccia o meno, siamo cittadini di un Paese che da molti orgogliosamente viene catalogato come "stato di diritto"! Ergo, non posso continuare a voler esser la voce stonata, a recitare la parte del guasta-feste, se mi ritrovo assieme e a fianco di tanti altri, in un gruppo coreutico, su un palcoscenico in cui si sta recitando una lieta e leggera commedia dalle tinte pastello!!..So che questa mia sorta di "redenzione" può disturbarmi e parecchio ( e vi posso assicurare che lo fa..eccome..) ma non posso neppure negare che esser parte di un insieme in cui vigono già ben precise regole comporta l'assoggettamento alle stesse, anche se ciò si ripercuote sul singolo in senso negativo recandogli fastidio se non danni!
..
Il problema in questione, che penso voi tutti abbiate colto, chi più chi meno, chi con maggior precisione chi altri solo velatamente, è uno e ben preciso nella sua sostanza: è ciò che, anche a livello giuridico, viene definito con l'accezione "MULTICULTURALISMO". Un termine che solo e dico solo apparentemente sembra poter fuorviare dal tema più strettamente religioso-laicale, ma che invece è il più adatto, e per questo maggiormente ovunque utilizzato, ad indicare le problematiche scaturenti dall'evolversi nel quotidiano dei riflessi e delle questioni religiosi e di conseguenza le controffensive attuate dallo Stato in difesa del principio della Laicità che deve ( o dovrebbe ) contraddistinguerlo.
L'argomento è alquanto serio e complesso..e pertanto di difficile risoluzione! Anzi, credo di poter sostenere che senza dubbio alcuno, una qualunque delle papabili e plausibili soluzioni e/o concontromisure adottabili risulteranno sempre e comunque ritenute inaccettabili da una o più delle parti sociali che in quel dato momento storico, rendendo palese il problema "del giorno", andranno ad innescare i meccanismi della macchina legislativa o, quanto meno, di quella giurisdizionale, chiamate alla pronta e subitanea risposta agli interrogativi della società tutta!
...
Cosa dire quindi?...
Benchè non riesca a non abbracciare una delle singole vostre differenti tesi, alla fin fine, costretto ( ahimè non solo dall'ambiente in cui mi trovo a vivere e col quale ho bisogno primario di interagire...ma anche dal mio stesso ego, seppur violentando così le più istintive, territoriali idee) a privilegiare la strada della sensatezza civile-sociale, quella che ha come sua meta l'obiettivo della integrazione più serena ed indolore, mi trovo ad individuare nei commenti di Vincenzo e Alessandro, nonchè nelle frasi di Furio, le opinioni che ritengo possano più delle altre, suggerir il modo migliore per affrontare l'ondata di Multietnicità culturale-sociale-religiosa che nell'ultimo decennio si sta abbattendo anche sulle coste italiche, dopo esser stata già conosciuta ed assorbita in lidi diversi del centro-nord Europa( ma con risoluzioni serie ed efficaci??...Mmhh...i rercenti disordini ed eventi d'oltralpe, teutonici e fiamminghi non riescono a suggerirmi risposte positive al riguardo!).
Certo, le mie vedute si distinguono comunque da quelle dei Tre autori sopra citati, ma sicuramente a quelle di questi ultimi riescono più facilmente ad accomunarsi (anche se con sofferente mia rassegnazione alla repressione dei miei desideri e delle mie istanze più primordiali ed istintive, che riconosco sconfinano di certo nell'intolleranza e nell'indiscriminato diffidente proibizionismo)!
Giuseppe C.

Anonimo ha detto...

Questa parola è assolutamente priva di significato.. ("laicismo").. non misembra corretto utilizzare il suffismo "-ismo" quasi a dare un connotato aprioristico ad un'opinione..

Marco