sabato 6 marzo 2010
L'ultima presa in giro della Gelmini
Nuovo post di Marco Galice
C’è qualcosa che rasenta il sadismo nella politica scolastica portata avanti dal Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini e nella provocatoria imperturbabilità con cui propaganda le sue azioni di governo tutte tese al bene dell’istruzione collettiva. Sempre serafica nel replicare che non sta tagliando risorse alla scuola pubblica italiana ma le sta semplicemente “razionalizzando”, sempre eterea nel rassicurare che la scuola pubblica italiana gode di ottima salute, sempre celestiale nel negare che migliaia di docenti hanno perso il proprio posto di lavoro in seguito alla mannaia delle Finanziarie targate Tremonti, la competente Ministra ha voluto nei giorni scorsi stupire ancora presentando in pompa magna l’ultimo mirabile progetto varato dal suo Ministero, come sempre all’insegna dell’innovazione e della qualità didattica: una task force contro la dislessia. Si tratta di due progetti messi in campo dalla Fondazione Telecom Italia e dall’Associazione Italiana Dislessia, guarda caso due enti privati, a cui il Ministero della Pubblica Istruzione ha accordato la propria sponsorizzazione e collaborazione sottoscrivendo un protocollo d’intesa. Nello specifico i due progetti in questione prevedono un percorso di diagnosi e cura della dislessia nelle scuole italiane e la formazione di 6.000 insegnanti “di riferimento” in grado di aiutare gli alunni dislessici. Secondo gli studi effettuati sarebbero infatti circa 350.000 gli studenti delle scuole italiane interessati da questa disabilità che, come noto, si produce in difficoltà di linguaggio e, come immediata conseguenza, anche di scrittura con la successiva disgrafia. Interesse prioritario del Ministero, come ha spiegato la Gelmini, è appunto quello di aiutare questi ragazzi, soprattutto perché una diagnosi precoce e una dovuta assistenza consentono il più delle volte ai ragazzi afflitti dalla dislessia di superare con successo questa patologia. Non sarà comunque il Ministero ad impiegare i fondi necessari all’attuazione di questi due progetti ma l’ente privato della Fondazione Telecom, che ha già stanziato una cifra di 1,5 milioni di euro da impiegare in tre anni. Al di là dei leciti dubbi che potrebbero sorgere sulla contropartita prevista per la Fondazione, essendo difficile ipotizzare che investa 1,5 milioni a fondo perduto, e sul significato di “insegnanti di riferimento” che appaiono figure al momento astratte e indefinibili (docenti interni alle scuole? Docenti di sostegno già abilitati? Personale esterno?), tutte le perplessità potrebbero immediatamente svanire di fronte al fine pedagogico del progetto e all’obiettivo di alto valore didattico proclamato dal Ministro Gelmini. Alla quale però, chissà perché, è sfuggito un clamoroso particolare che ovviamente si è ben guardata dal ricordare ai cronisti: dal corrente anno scolastico, proprio per sua decisione, la dislessia non è più riconosciuta nelle scuole pubbliche italiane come disabilità e dunque agli alunni dislessici da quest’anno sono stati privati dell'insegnante di sostegno. Quei 350.000 ragazzi da lei citati, in definitiva, sono stati abbandonati per suo stesso volere, ovviamente per risparmiare. Questa vergognosa decisione, passata sotto silenzio a settembre 2009 e che testimonia le reali e drammatiche conseguenze dei tagli all’istruzione pubblica, naturalmente non è stata sottaciuta solo dalla Gelmini ma anche da pressoché tutti i giornali e telegiornali che hanno propagandato la sua innovativa task force anti dislessia. E di fronte a questo silenzio c’è da poco da commentare. La sensazione di una ennesima colossale presa in giro e derisione di studenti, insegnanti e famiglie da parte del Governo toglie quasi le parole. E sotterra chissà dove il senso del pudore dei Ministri.
Marco Galice
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5 commenti:
La dislessia non è una disabilità, e non è mai stata riconosciuta come tale dalle leggi italiane, pertanto i dislessici non hanno mai beneficiato di leggi o normative per disabili, se non per casi molto gravi e legati anche ad altre patologie.
Gli insegnanti di riferimento sono (e saranno) gli insegnanti titolari ai quali verrà fatto un corso di formazione.
La Fondazione Telecom Italia non ha altri fini se non quello di fare il proprio dovere, investire in progetti a valenza sociale.
Il progetto è dell'Associazione Italiana Dislessia, e potrà essere portato avanti grazie al finanziamento della Fondazione Telecom Italia, e siccome coinvolge la scuola era naturale il coinvolgimento del Ministero.
Posso infine essere d'accordo con lei che la Ministra Gelmini si sia trovata su un piatto d'argento questa iniziativa e ne abbia approfittato per mettere la firma in un progetto che non ha pensato, né organizzato né finanziato. Ha il solo merito di non aver rifiutato quel piatto.
Fabrizio Caccavello
Consiglio Direttivo Associazione Italiana Dislessia
Egr. sig. Marco,
leggendo i vari i vari post sul suo blog mi sembra persona acculturata e informata ma riguardo al tema della dislessia nella scuola mi sembra quantomeno confuso.
Concordo con Fabrizio che la nostra Ministra abbia "cavalcato" l'onda senza aver partecipato al progetto; ma questo, è ormai evidente, lo fa con qualunque iniziativa del suo ministero.
Nel suo post, però, Lei usa termini impropri, quali disabilità, patologia, cura, SOSTEGNO!
Forse sarebbe il caso di informarsi meglio e da insegnante (precario), come mi sembra aver capito Lei è, FORMARSI!
Attilio Milo, insegnante, genitore di dislessico, formatore AID
sì, i soldi stanziati da questa convenzione serviranno a a formare gli insegnanti di classe affinchè questa nostra classe lavorativa, possa rspondere in maniera efficace senza delegare a nessun insegnante di sostegno le difficolta di apprendimento di un bambino o di ragazzo con DSA.
piccolo esempio:
mi sapresti dire a cosa servono 4 ore settimanali di sostegno, questa più o meno è la quota oraria quel che lo stato è riuscito a far avere ad un ragazzo in seconda superiore, quando la stessa docente di sostegno non media con i colleghi di classe, quando verifiche e valutazioni vengono presentate senza tener conto delle sue difficoltà specifiche con conseguenti 3 e 4come votazione e all'esigenza di trascrizione degli impegni a casa risponde al ragazzo:-"alla tua età ancora non sei in grado di scrivere i compiti sul diario???"
Caro collega vorrei farti una domanda: ma anche nella tua scuola quando si fa un corso ci sempre le solite quattro facce??
Cerchiamo di pensare quali sono i bisogni effetti e reali di tutti i nostri ragazzi che necessitano tutti di insegnanti aggiornati e formati.
Danila Caprera insegnante di sotegno di scuola primaria, genitore e socio attivo AID
Per me fino a che non viene approvata un'apposita legge ci saranno sempre discriminazioni e gravi ingiustizie nei confrenti di bambini dislessici dato che la maggior parte degli insegnanti non capisce niente di dislessia ed è assolutamente insensibile (usando un eufemismo)al problema. Lo dico per esperienza sul campo perchè sono anch'io un insegnante.
Potrei riportare un'infinità di discorsi che si fanno nei corridoi delle scuole, in sala insegnanti e addirittura nei consigli di classe per far capire quanto è poco percepito il problema per i più.
Giovanni Fazio docente di scuola superiore e papà di una bambina dislessica
Per prima cosa ringrazio coloro che hanno voluto commentare il mio post e per il contributo di idee e punti di vista dato. Replicare a tutte le osservazioni fatte, alcune condivisibili, altre a mio avviso meno, sarebbe lungo e in poche righe anche estremamente difficile. Voglio tuttavia chiarire il concetto che era ed è alla base del mio post, che non mi sembra esattamente compreso da chi è intervenuto: non è in discussione la necessità di sostenere con maggiori e più qualificati strumenti gli alunni dislessici, e quindi di formare docenti specifici per aiutarli; necessità come vedo condivisa da tutti in quanto, che si definisca o meno una patologia, la dislessia rischia di creare conseguenze devastanti a livello psicologico in un adolescente se non viene adeguatamente supportato. Su questo mi sembra che siamo tutti d'accordo, io per primo che di alunni dislessici ne ho avuti. Proprio per questo ho voluto levare un grido di sdegno nei confronti dello Stato che di fatto quest'anno li ha abbandonati. Non è l'iniziativa, assai lodevole, che contesto, ma la politca scolastica del Governo, che sta demolendo l'istruzione pubblica, privandola di risorse, profesisonalità e strutture. Per poi trovarsi costretta, come in questo caso, a ricorrere all'aiuto di un privato per garantire un sacro diritto ad alunni in difficoltà, peraltro pavoneggiandosi agli occhi dell'opinione pubblica. E' ovvio che in questo caso si scontrano due diverse concezioni della scuola statale. Personalmente ritengo che quando lo Stato abdica al proprio ruolo educativo, in un ambito fondamentale come l'istituzione scolastica, si macchia di un vero e proprio delitto sociale da cui non può cercare di discolparsi ricorrendo, dopo il delitto, ad aiuti esterni. Nell'istruzione, aiuto ai dislessici compresi, o ci si investe oppure no. Le vie di mezzo e le scorciatoie in questo caso non possono esistere.
Marco Galice
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