Nuovo pezzo di Marco Galice
Trovo surreale la situazione che si sta consumando in questi giorni nelle scuole italiane; o forse, più semplicemente, è l’amara presa d’atto che l’istruzione non è più una priorità dei nostri governanti né un problema in grado di smuovere realmente le coscienze, politiche e civili.
Facciamo un piccolo passo indietro. L’anno scolastico è cominciato in tutta Italia nella prima decade di settembre con questa drammatica situazione: 42.000 insegnanti in meno, 15.000 tagli nel personale amministrativo, 8 miliardi di euro spalmati in tre anni di minori investimenti, a cui la nuova Finanziaria 2010 ne aggiungerà altri producendo non più un taglio triennale ma quadriennale. Ancora: carenza di personale di sostegno, fondi di istituto bloccati, Piani di offerta formativa delle scuole approvati senza una reale copertura economica. Il dramma occupazionale delle migliaia di insegnanti licenziati dallo Stato e la didattica presa a picconate dallo Stato hanno prodotto sit-in, cortei, provveditorati occupati, scioperi della fame, presidi in tenda e camper sotto il Ministero della Pubblica istruzione. Ci sono, e ci saranno ancora, famiglie che non possono più pagare il mutuo e l’affitto e, in casi più disperati, che non possono più garantire una adeguata sopravvivenza ai propri figli. Quale è stata la reazione delle istituzioni italiane e locali a questo dramma? Il nulla. L’unica cosa che il Governo dei sempre sorridenti Berlusconi e Gelmini è riuscito a produrre è stato un imbarazzante e ipocrita “Decreto salva precari” che in realtà non salva nessuno perché, e nessun dato lo può smentire, i veri precari sono nella totalità tagliati fuori da questo provvedimento assai propagandato. Ma anche su questa farsa politica e mediatica è calato il silenzio e l’indifferenza dei governanti.
Si arriva a novembre e all’improvviso le istituzioni si interessano dei problemi della scuola, gridando finalmente allo scandalo. Ma per quale motivo? Perché la Corte dei Diritti di Strasburgo ha sentenziato di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche. La Gelmini, l’intero Governo, frotte di partiti, associazioni politiche, culturali, religiose e non gridano allo scandalo nella scuola pubblica. E’ questo veramente lo scandalo della scuola italiana? E’ questa la battaglia da fare nelle aule scolastiche dei nostri figli? Un crocifisso che viene tolto?
Ho sempre più la convinzione che come il Ministro Gelmini, che per l’appunto è un avvocato, tra i vari pontificatori del sistema dell’istruzione italiana nessuno abbia mai messo piede dentro un’aula scolastica e nessuno sappia veramente, mettendosi dietro una cattedra, che cosa accade nelle nostre scuole. Perché allora non si resterebbe indifferenti ad alunni disabili che hanno 4 o sei 6 ore di sostegno su 30, a ragazzi con carenze didattiche e psicologiche a cui non si può più garantire un supporto perché sono state eliminate in blocco le “ore a disposizione”, ad aule costruite per 20 alunni che oggi ne ospitano 32, a classi accorpate quando un insegnante è assente perché i supplenti non esistono più, a corridoi e aule non sorvegliate perché i bidelli sono stati ridotti (dicono che sono troppi…), a scuole chiuse il pomeriggio perché la carenza di fondi impedisce la realizzazione di progetti, corsi e laboratori. Questa non è fantascienza, è la pura e cruda realtà della scuola italiana prodotta dai tagli del Governo Berlusconi. Ma tutto questo non scandalizza nessuno. Lo scandalo che fa infervorare, invece, è il crocifisso tolto dal muro. Non scandalizzano nemmeno i 20.000 insegnanti di religione, gli unici che nella mannaia dei tagli non hanno perso una sola briciola di cattedra, che continuano ad insegnare su nomina vescovile, senza alcun concorso, spesso anche senza laurea, ma pagati dallo Stato.
A Civitavecchia il sindaco Moscherini è arrivato, come molti suoi colleghi italiani, ad emettere una ordinanza in cui si obbligano tutte le scuole cittadine ad affiggere un crocifisso in ogni aula; pena una ammenda di 250 euro. Si è scandalizzato e infervorato anche lui, tanto che ha annunciato l’invio dei Vigili nelle scuole a controllare il rispetto della sua ordinanza. Quanto sarebbe stato incoraggiante, e lo dico da insegnante precario che dopo 9 anni si è ritrovato cacciato dalla scuola, vedere il primo cittadino scandalizzarsi e infervorarsi quando il primo giorno di scuola noi docenti precari ci siamo incatenati davanti ai cancelli degli istituti cittadini per aver perso il nostro posto di lavoro. Invece anche lui, come il resto della classe politica cittadina che oggi si scandalizza per il crocifisso, è rimasto in un indifferente e sconfortante silenzio. Quanto sarebbe opportuno che oggi il Sindaco mandasse i Vigili nelle scuole non a controllare i crocifissi ma a verificare la staticità degli edifici, le condizioni di sicurezza di aule sovraffollate, la piena regolarità di scale e percorsi antincendio. No, tutto questo non avviene. Si grida all’abominio religioso perché nella aule il crocifisso potrebbe non esserci più, mentre l’abominio occupazionale di migliaia di insegnanti licenziati e l’abominio didattico di una scuola che non riesce più a istruire i nostri ragazzi non desta alcuna preoccupazione. Evidentemente va bene così. Allora, di fronte a tanto sconforto, l’unica cosa che mi viene da pensare è che forse, mentre spirava sulla croce, Gesù Cristo sarebbe stato davvero felice e confortato nel sapere che i Vigili urbani eleveranno multe di 250 euro perché in qualche scuola il crocifisso non ci sarà più.
Marco Galice
mercoledì 11 novembre 2009
Cristo, Vigili e multe
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